Al mio bambino all'età di 10 mesi è stata diagnosticata, in seguito a Prick test, un'allergia alle proteine del latte. Il suo pediatra prescrivendogli la somministrazione di latte di soia, mi ha consigliato di ritardare l'introduzione dell'uovo nella dieta, data la predisposizione del bambino alle allergie. Ora il mio bambino ha compiuto l'anno e mi chiedo se è opportuno che io cominci a introdurre nella sua dieta anche questo alimento. In caso di risposta affermativa, quante volte alla settimana?

Anzitutto, il principio è assolutamente corretto: una volta dimostrato uno stato "atopico", cioè di predisposizione all'allergia, è opportuno prendere delle misure di prevenzione per evitare che il bambino si sensibilizzi verso ulteriori allergeni. Così, un lattante allergico alle proteine del latte è giusto che ritardi l'introduzione di uovo, pesce e pomodoro, così come un bambino allergico al polline è opportuno che viva in ambiente privo di polvere e non tenga animali domestici. Detto questo, prima o poi l'uovo bisogna provarlo. Il momento giusto si ritiene sia dopo l'anno di età.

L'introduzione deve essere controllata, cioè si deve capire bene se le eventuali reazioni sono legate all'uovo o ad altro. Per fare questo, è consigliabile dare l'uovo per 4-5 giorni consecutivi, senza fare altre variazioni alla alimentazione e scegliendo un periodo in cui il bambino sta bene e non assume farmaci. Il periodo di osservazione dipende dai sintomi possibili: una crisi d'asma o un disturbo gastro-intestinale (vomito, diarrea) si manifestano dopo poche ore, uno shock anafilattico dopo pochi minuti, una dermatite dopo giorni. Può essere utile a questo proposito sapere come si era presentata l'allergia alle proteine del latte, anche se i sintomi potrebbero non essere gli stessi. Se invece, come probabile, tutto fila liscio, allora l'uovo potrà essere assunto liberamente.

La quantità consigliata è di 1-2 uova intere alla settimana.

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