Scorrono molte immagini e si ascoltano tante parole in questi giorni di fine inverno. Oltre al rinnovarsi della natura, il mondo ci offre anche orrori e sconfitte dell'uomo moderno.

Il suo corpo è stato trovato. Yara è morta.

Quante madri e padri si angosciano e si fanno domande sulle sfortunate sorti di Yara. Dopo quelle di Sarah, quanti adolescenti, nei loro silenzi, hanno paura e alle loro paure si aggiungono le paure delle loro madri e dei loro padri angosciati.
Fa male ascoltare di morte e soprattutto di morte giovane, fa male sapere di abusi, ma fa ancora più male quando all'abuso reale si somma quello mediatico, quello del voyerismo giornalistico che ci viene somministrato ogni giorno ad ogni ora del giorno. Parlo di quell'insistere sulla dovizia di particolari fisici della morte, della ricerca del macabro e del tenero allo stesso tempo: due parti fragili dell'animo umano, dell'insinuare sempre sospetti e diffidenze: nuove strategie della paura, da parte di chi può entrare in ogni casa ad ogni ora senza un vero permesso.

Assoluta la rivendicazione della libertà di informazione giornalistica e televisiva, nei confronti delle opinioni, ma no agli abusi sulle fasce più delicate della popolazione e no anche allo sfruttamento dei bambini nella pubblicità.

Per Yara, per Sarah, per i nostri ragazzi, i nostri pazienti che sempre di più somatizzano le loro angosce o più grave le narcotizzano, serve un codice di regolamentazione per il rispetto dell'infanzia e dell'adolescenza ciò per il rispetto del nostro futuro.