Sono la mamma di un bambino di 17 mesi che frequenta l'asilo nido dall'anno di età. All'asilo va volentieri, è sereno ma, da qualche giorno, a casa abbiamo notato alcune modificazioni del comportamento: ha cominciato a fare capricci, (perchè vuole il ciuccio o semplicemente il cracker a metà pomeriggio), a buttarsi per terra piangendo senza motivo, di punto in bianco e questi atteggiamenti li ha soprattutto con mamma e papà! Può essere una fase della crescita, o essere il frutto di qualche disagio interiore o un modo per "farcela pagare" per qualcosa? Ho notato anche un desiderio di autonomia nel mangiare! Devo preoccuparmi o è una tappa di crescita e come comportarsi durante i capricci? Ignorarlo e attendere che smetta?

Gentile lettrice, il suo piccolo mi sembra deciso e determinato nel mostrare i suoi cambiamenti. Sicuramente fino a qualche tempo fa i comportamenti del piccolo avevano creato dei ritmi nella vostra relazione affettiva di un certo tipo, ora le sue manifestazioni destabilizzano un certo modo di agire e di porsi, la sento infatti in difficoltà quando chiede cosa fare innanzi alle sue azioni e reazioni.

Direi innanzitutto che è molto positivo il desiderio di autonomia nel piccolo, espresso nel voler mangiare da solo, come il fatto che sia lui a chiederle un cracker a metà pomeriggio. Essere autonomi in questo e poterlo esprimere gli dà un senso di indipendenza che va a rafforzare il senso di sé e l'autostima quindi, inoltre rinforza lo spirito all'autonomia.

Lui si sente di poter agire con la volontà nell'avere o il volere determinate cose. Tutto ciò è molto positivo. Per lui è una conquista importante.

Il fatto di desiderare il ciuccio, specie se era o è una pratica abituale, denota che sa orientarsi verso le fonti e risorse che per lui sono fonte di gratificazione e piacere. Non dimentichiamo che la fase orale, caratterizzata dalla suzione nel primo anno è una tappa evolutiva importante.

Succhiare è un bisogno naturale, un movimento istintivo e ritmato, geneticamente determinato, che raggiunge la sua massima funzionalità dopo la nascita trasformandosi da semplice riflesso, legato all’esercizio del poppare, in un comportamento complesso, carico di valenze affettive.  La sua soddisfazione permette di fissarsi a questo stadio cercando dentro si sé e fuori le risorse per stare bene.

Quando racconta che il piccolo si butta a terra, piangendo senza motivo, qui andrebbe indagato se ci sono fattori scatenanti prima di questa reazione. Tipo un vostro “no” ad una sua richiesta, l'avergli detto di fare una cosa, ecc. Valutare quindi se quella è la sua risposta ad una richiesta, palesemente contraria. Il bambino può aver visto questo comportamento in un coetaneo, per replicare a sua volta al fine di ottenere o dimostrare qualcosa.

Non è che vostro figlio vuole farvela pagare, semmai manifesta la sua contrarietà con i mezzi che ha a disposizione e per ora ha solamente il corpo... Il piccolo infatti, dai zero ai due anni, ha una forma di intelligenza definita, “senso motoria” appunto.

Come suggerisce il nome, il bambino utilizza i sensi e le abilità motorie per esplorare e relazionarsi con ciò che lo circonda, evolvendo gradualmente dal sottostadio dei meri riflessi e dell'egocentrismo a quello dell'inizio della rappresentazione dell'oggetto.

Cosa importante poi, che merita di essere detta, il suo piccolo si stà avvicinando ad una fase evolutiva molto importante che si attraversa intorno ai 18/24 mesi ed è lo stadio della rappresentazione cognitiva: qui il bambino sviluppa la capacità di immaginare gli effetti delle azioni che sta eseguendo, non agisce più per osservare l'effetto, ma combina mentalmente schemi senso-motori per poi agire ed ottenere l'effetto.

Come vede è una conquista ed una sperimentazione continua. Per i piccoli tutto è fonte di conoscenza. Può essere, quindi che il buttarsi a terra agendo con il corpo, sia un modo per il piccolo di segnalare una sua non condivisione. Non avendo affinato l'abilità linguistica il corpo è la via per comunicare.

La cosa migliore è osservarlo e monitorare le sue reazioni contenendolo con ferma serenità. Contenerlo nel senso di parlargli con tranquillità e chiedergli che cosa lo fa arrabbiare o che cosa gli dà fastidio. Voi in questo modo lo aiutate ad accedere alla fase evolutiva seguente quella senso motoria, inoltre lo aiutate a dare un nome a ciò che prova: se è arrabbiato oppure se è contrariato.

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