Sono mamma di Sara una bimba di due anni. Sara sta attraversando, credo, un periodo di "crisi" in cui è spaventata da tutto. L'abbiamo portata al mare e a lei non è piaciuto, l'ha innervosita molto ed inoltre si è spaventata per una forte grandinata. Ora non vorrebbe mai uscire, non vuole salire in auto, non vuole stare in posti in cui c'è un po' di gente. La mia bimba parla molto e bene, per cui noi solitamente le chiediamo se ha voglia di uscire, lei piange e dice: "No, stiamo a casa, mamma". Se le dico che io ed il papà usciamo lei controbatte: "Sara, sta a casa sola". Abbiamo anche provato ad uscire e socchiudere la porta e lei è stata in casa senza richiamarci. Non vuole più assolutamente farsi lavare i capelli, ogni giorno appena rincaso dal lavoro la prima cosa che mi chiede e se le lavo i capelli, ogni volta che glieli lavo sono pianti interminabili con tanto di lacrimoni. Poi a volte mi dice che va via da casa e non torna più. Prima delle vacanze non si è mai comportata in questo modo. Inoltre ha perso l'appetito. Al mare ha fatto una settimana mangiando solo latte, poi pian pianino qualcosina mangiava (solo cose tritate fini), pensavo che tornando riprendesse a mangiare con il solito ritmo (anche se non è mai stata mangiona) ma sta mangiando veramente poco. Non so cosa fare, se sforzarla o lasciarla tranquilla un po'. Non so come trattarla, ora come sempre fino ad ora, usiamo la dolcezza, cerchiamo di spiegarle tutto, ma non mi ci raccapezzo più.

La fobia è caratterizzata da una paura o da una repulsione angosciante, specificamente legata alla presenza di un essere o di un oggetto o di alcune situazioni, i cui caratteri non giustificano una tale emozione. Nella teoria psicanalitica la paura è un sintomo che si sostituisce al sentimento di un grave pericolo interno; questo pericolo interno è a sua volta frutto di un conflitto incosciente, dovuto a desideri fortemente colpevoli, ed è rimpiazzato da un sentimento di pericolo esterno che ha il vantaggio di poter essere evitato o con la fuga o con il rifiuto. La fobia ha un valore simbolico, è un transfer dal conflitto interno a persone esterne, oggetti, situazioni (paura di dormire soli, paura del temporale, del bagnetto o dell'acqua, di ambienti nuovi, di uscire all'esterno ecc...).

In altre parole, il bambino proietta su una situazione esterna, che non c'entra, un problema di conflitto che ha dentro di sé e che è difficile esprimere o confessare; ad esempio, una gelosia per un fratellino, un sentimento di aggressività verso la mamma, un desiderio fisico verso un genitore. La paura è irreprimibile e tentare di vincerla con la forza conduce a vere crisi di terrore. Le fobie o paure sono un sintomo frequente e comune che costella la vita del bambino piccolo, sono poco importanti e passeggere: Essendo episodi perfettamente normali dello sviluppo affettivo, meritano una attenzione ed eventuale terapia se persistessero negli anni verso l'età del bambino più grande.

L'atteggiamento dei bambini davanti alle loro fobie è variabile:o ne parlano esplicitamente, se ne lamentano violentemente ed ottengono consolazione e sostegno da parte dei genitori con la loro presenza, il loro affetto di carezze e coccole, la loro rassicurazione con la parola, oppure tentano di dissimulare la paura come se ne vergognassero. Le paure recedono tanto più rapidamente quanto più i genitori le comprendono, le sopportano con amore, le accompagnano con i sentimenti e gli atteggiamenti sopradetti. Mai usare mezzi coercitivi o intimidatori che potrebbero rinforzare e fissare l'angoscia nel subconscio del bambino.