Sono la mamma di un bimbo di tre  anni appena compiuti che non vuole più andare alla scuola materna. Dopo i primi dieci giorni di di pianti finalmente si era inserito benissimo, andava a scuola volentieri, felicissimo, socializzava con tutti i bimbi.  Dopo le vacanze di Natale è rientrato volentieri con lo stesso entusiasmo però dopo due settimane è cambiato tutto. Si rifiuta di andare con pianti isterici, non riusciamo a farlo neanche vestire la mattina per portarlo all'asilo. Pensiamo che forse è successo qualcosa ma lui non dice niente, abbiamo provato a convincerlo in tutti i modi ma niente, non vuole andare neanche se sto io con lui.  Cosa ci consigliate di fare, costringerlo ad andare (cosa che un pò ci spaventa perchè magari c'è seriamente un problema e così facendo lo spaventiamo di più) o, visto che è il primo anno ,lasciarlo tranquillo e non farlo andare?

La scuola materna da sempre è un importante ambiente che agevola la socializzazione, ma il primo fra tutti è la famiglia con le varie figure di cui è composta: mamma, papà, nonni, zii, cugini! Nel suo scritto leggo che dopo le vacanze di Natale a distanza di due settimane il bambino non ha più voluto saperne di andare a scuola con un deciso comportamento di rifiuto!

L'aspetto positivo in tutto ciò riguarda il sentirsi sicuro di manifestare un fermo “no!”, e questo perché si tratta di una tappa evolutiva importante nella storia dell'evoluzione del pensiero che porta poi alla costruzione dell'identità psicologica. Verso i 2-3 anni si è proprio nella fase in cui il bambino o la bambina inizia a costituire il proprio “Io”.

Ha acquisito uno sviluppo cognitivo, emotivo e motorio tale per cui è sempre più in grado di percepirsi come un essere distinto dalle proprie figure di riferimento, un essere, quindi, dotato di pensieri ed emozioni diversi e personali.  Una reazione come quella del suo piccolo è normale, poiché reazione ad un disagio che prova e, per riconoscere il proprio disappunto, si irrigidisce in comportamenti oppositivi al fine di delineare il suo pensiero!

Il consiglio su cosa fare (se costringere il piccolo ad andare a scuola, o lasciarlo a casa), induce ad una riflessione sul che cosa è scattato nel piccolo; se è presente una causa reale esterna (uno spavento, uno sgarbo vissuto da un coetaneo...) oppure se stà alimentando un timore interno (la paura di non reggere solo senza la mamma, la paura di essere abbandonato...)

Oltre a scuola, valutate se a casa state attraversando una situazione difficile, tipo una malattia, o discussioni coniugali che fanno vivere al piccolo il timore dell'abbandono! Della serie “se vado a scuola, mamma e papà scompaiono e non ci sono più, poi io cosa faccio?”

E' fondamentale capire la fonte della sua insicurezza educandolo in questo modo ad ascoltarsi e a dare un nome al problema, aiutandolo a trovare le strategie per focalizzare delle soluzioni. Così facendo lui stesso impara a rassicurarsi aiutandolo a vivere serenamente i momenti di crisi!

Nel momento in cui il bambino si rifiuta di accedere alla comprensione e il “no!” rimane tale nella chiusura, fatelo sentire amato, con atteggiamenti, parole e sguardi fortemente rassicuranti. In questo modo lo fate sentire accolto nella sua difficoltà e, rispettando i suoi tempi, gli fate sentire la vostra presenza!

A questa età comunque è importante che l'adulto aiuti a dare un nome e una forma al problema del bambino, questo per rafforzarlo nella conquista della sua identità.

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