Il mio bambino sin da subito ha camminato e continua a farlo sulle punte. Diverse visite dal fisiatra hanno stabilito che i suoi piedi sono perfetti e non presentano alcun difetto morfologico a carico dei tendini. La sua andatura migliora ogni qualvolta lo esorto a camminare bene ma, appena dimentica il richiamo, riprende la sua andatura sulle punte. Cosa posso fare? A volte anche da fermo staziona in modo incomprensibile sulle dita dei piedi. Come devo comportarmi? Mi risponda la prego, è un bambino normalissimo di sei anni, alto 126 cm e pesa 25 Kg ma questo difetto mi sembra lo stanchi in modo esagerato.

Il cammino sulle punte o toe walker è di frequente riscontro nella pratica ambulatoriale ortopedica rappresentando circa 1/100 delle richieste di consulenza specialistica.

Nella stragrande maggioranza tale atteggiamento motorio è da considerarsi una variante della normalità soprattutto se si presenta precocemente nei primi mesi di cammino autonomo normalizzandosi spontaneamente nei primi 2-3 anni di età.

Nei casi in cui tale alterazione motoria persiste o si manifesta più tardivamente o associata ad altri sintomi motori  (ipertono, debolezza muscolare, ipertrofia muscolare, disturbo della coordinazione) è consigliabile approfondire gli accertamenti ricorrendo a valutazioni specialistiche (ortopedica, neurologa, fisiatrica) per poter distinguere, con un semplice esame clinico, esami ematici e valutazioni diagnostiche più approfondite (come ad es. la gait analysis, l’EMG dinamica, la RMN encefalica e spinale) tra forme di natura “idiopatica” e altre secondarie a patologie di natura neuro- muscolare (paralisi cerebrale, distrofia muscolare etc).

In genere le forme “idiopatiche” sono bilaterali, simmetriche, con un appoggio plantigrado in fase di riposo o meno pronunciato se il bambino indossa delle calzature e nel 30% dei casi presentano una ricorrenza familiare. Una volta identificata la causa, lo specialista ortopedico potrà scegliere tra le varie opzioni terapeutiche riabilitative e/o chirurgiche possibili, la più idonea ed efficace a seconda del grado di limitazione funzionale e dell’età del bambino al momento del trattamento.

In genere il primo approccio terapeutico proposto è di natura riabilitativa con esercizi di stretching e l’uso di tutori (tutore AFO con blocco della plantarflessione). Se tale trattamento fisiochinesiterapeutico non si è dimostrato efficace, è possibile associare a tali trattamenti la correzione passiva progressiva della mobilità articolare con stretching cast da solo o associato ad inoculazione di tossina botulinica sul muscolo tricipite surale. Più del 50% dei bambini camminatori in punta rispondono positivamente ai vari protocolli di trattamento riabilitativo e ortesico.

Nei soggetti che invece non hanno dimostrato rispondere efficacemente a tali trattamenti conservativi, con difficoltà motorie e di equilibrio durante la corsa o le comuni attività ed con una dorsi flessione passiva massima < ai 5 gradi, è possibile proporre, ma in genere non prima dei 6-8 anni di età,  l’allungamento funzionale del complesso mio tendineo del muscolo tricipite (a carico del tendine di Achille o della fascia muscolare del muscolo soleo).

In conclusione per un efficace trattamento ortopedico di un bambino camminatore in punta è indispensabile un’accurato inquadramento diagnostico multidisciplinare.



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