I vaccini sono sicuramente da considerarsi tra quelle conquiste in campo medico che hanno migliorato la qualità di vita dell'uomo, riuscendo a debellare una delle principale cause di mortalità: le malattie infettive virali, che neanche la scoperta degli antibiotici avrebbe potuto modificare. Solo grazie all'introduzione delle vaccinazioni sono infatti scomparse gravi malattie, come il vaiolo, e stanno per scomparirne altre, come la poliomielite e la difterite, che per secoli hanno rappresentato un incubo dell'intera umanità. La pratica delle vaccinazioni è iniziata circa due secoli fa, quando Jenner riuscì a proteggere gli uomini dal vaiolo, inoculando loro un composto che chiamò "vaccino" perché estratto dalle lesioni (pustole) provocate nei bovini dal virus del vaiolo bovino.

Da allora sono aumentate le conoscenze in campo immunitario e sono state raffinate le tecniche di preparazione dei vaccini stessi, ma il principio sul quale si basano le vaccinazioni rimane sempre lo stesso: prevenire una malattia, non altrimenti curabile, facendo produrre all'organismo delle difese proprie (anticorpi) verso l'agente patogeno che ne è il responsabile. Solo la prevenzione può difenderci da alcune malattie e in molte situazioni l'unica prevenzione efficace è la vaccinazione: né le difese naturali dell'organismo, né uno stile di vita sano possono offrire in questo caso alcuna protezione. Anche le cure possono fare poco o niente: gli antibiotici, ad esempio, efficacissimi in altre situazioni, nulla possono contro una malattia da virus, come la poliomielite, o contro malattie dovute a tossine, come la difterite e il tetano. In sintesi quindi i vaccini possono essere considerati un vero metodo "naturale" di cura delle malattie, in quanto fanno sì che l'organismo, al momento opportuno, sappia difendersi da solo e bene dall'attacco di micidiali agenti patogeni.