Il parto indotto è una tecnica medica per far insorgere, quando necessario, il travaglio di parto. In assenza di contrazioni, il travaglio può essere indotto artificialmente introducendo in vagina dei farmaci (prostaglandine), sotto forma di gel, che fanno iniziare le contrazioni.

L’induzione del parto è necessaria:

  • quando la gestante soffre di malattie che possono ripercuotersi sulla funzione della placenta (ipertensione, malattie renali), di diabete o preeclampsia.
  • quando prima del termine si nota una riduzione della quantità di liquido amniotico
  • quando, verso la 38° settimana, si vede  che il bambino è già cresciuto molto e rischia di essere troppo grosso al termine di gravidanza (“macrosomia”)
  • quando pur essendo già rotto il sacco amniotico, il travaglio non insorge spontaneamente
  • quando la gestazione si protrae oltre il termine (“gravidanza oltre il termine”)
  • Quando la paziente è già in travaglio, ma le contrazioni non si susseguono a ritmo abbastanza regolare oppure troppo deboli è possibile “pilotare” il parto, cioè correggere l’andamento del travaglio con farmaci che facilitano e rafforzano le contrazioni. Il farmaco usato a tale scopo è l’ossitocina  somministrata per via endovenoso.

L’indicazioni al suo utilizzo sono:

  • il travaglio si prolunga troppo e la partoriente perde le forze,
  • l’utero per vari motivi esaurisce la sua capacità di contrazione

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