Che cos’è un coronavirus

I coronavirus sono una grande famiglia di virus presenti sia negli animali (ad esempio cammelli e pipistrelli) che nell'uomo. Possono causare malattie che vanno dal comune raffreddore a patologie più gravi come la sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la sindrome respiratoria acuta grave (SARS). Devono il loro nome al fatto che, al microscopio elettronico, si presentano come una sorta di bulbo frangiato, che ricorda molto una corona regale o la corona solare.

Breve glossario del nuovo coronavirus

Il nuovo coronavirus (da poco tempo chiamato SARS-CoV-2 mentre prima era definito 2019-nCoV) è un nuovo ceppo di coronavirus che non è stato precedentemente identificato nell'uomo se non dopo l’inizio dell'epidemia iniziata a Wuhan, nella provincia cinese di Hubei, alla fine del dicembre 2019.

Nel suo nome, scelto dal Comitato Internazionale che si occupa della nomenclatura dei virus (ICTV), sono inseriti i termini

  • “SARS” che indica “severe acute respiratory syndrome” (“sindrome respiratoria acuta grave” in inglese), 
  • “CoV” che significa CoronaVirus
  • “2” che serve per distinguerlo dal SARS-CoV, responsabile delle sindromi respiratorie scoperte tra il 2002 e il 2003 in Cina e che poi si diffusero in altri paesi dell’Asia e del resto del mondo (la malattia che comunemente chiamiamo “la SARS”).

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha chiamato COVID-19 la malattia causata dal nuovo coronavirus. La sigla utilizza CO e VI per indicare il COronaVIrus, D per “malattia” (“disease” in inglese) e 19 per indicare l’anno di identificazione, il 2019 appunto.

Riassumendo il virus SARS-CoV-2 è la causa della COVID-19.

Perché è comparso il nuovo coronavirus?

La comparsa di nuovi virus patogeni per l’uomo, precedentemente circolanti solo nel mondo animale, è un fenomeno ampiamente conosciuto: la sindrome respiratoria del Medio Oriente coronavirus (MERS-CoV) ha avuto origine da cammelli mentre la sindrome respiratoria acuta grave (SARS) è stata causata da gatti Civet. Tale fenomeno, chiamato spill over o salto di specie, si ritiene possa essere alla base anche dell’origine del nuovo coronavirus (SARS-CoV-2). Al momento la comunità scientifica sta cercando di identificare la fonte dell’infezione.

Quali sintomi dà il nuovo coronavirus?

Come con altre malattie respiratorie, l'infezione da SARS-CoV-2 può causare sintomi più o meno lievi tra cui naso che cola, mal di gola, tosse, cefalea, febbre, dolori muscolari, stanchezza e malessere generale: gli stessi sintomi di una normale influenza o di un forte raffreddore. Ecco perché può essere difficile identificare la malattia in base ai soli sintomi ed è quindi necessario eseguire un test di laboratorio per confermare se una persona ha contratto il virus.

La malattia può essere più grave per alcune persone e può portare a polmonite o difficoltà respiratorie (sindrome da distress respiratorio acuto). Più raramente, la malattia può essere fatale. Le persone anziane e le persone con condizioni mediche preesistenti (come diabete, cardiopatie, malattie respiratorie ecc.) sembrano essere più vulnerabili e possono andare incontro a gravi complicanze come insufficienza renale, sepsi e shock settico.

Come si contrae il coronavirus? Quali rischi si corrono?

Il nuovo coronavirus è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso il contatto stretto con una persona malata, tramite goccioline respiratorie generate, ad esempio, quando l’individuo tossisce o starnutisce, o attraverso secrezioni dal naso.

Per contrarre il virus è necessario uno stretto contatto con un paziente infetto, ad esempio in una casa, sul posto di lavoro o in una struttura sanitaria.

Normalmente il virus, come le malattie respiratorie in generale, non si trasmette con gli alimenti, che comunque devono essere manipolati rispettando le buone pratiche igieniche ed evitando il contatto fra alimenti crudi e cotti.

Si può contrarre il nuovo coronavirus da un animale domestico?

No, al momento non ci sono prove che animali da compagnia o animali domestici come cani e gatti siano stati infettati dal SARS-CoV-2 o che possano diffonderlo.

Che cosa bisogna fare per proteggersi dal coronavirus?

1. Lavarsi le mani frequentemente e accuratamente con acqua e sapone, per almeno 20 secondi. Se non sono disponibili acqua e sapore è possibile utilizzare un disinfettante per mani a base di alcool con almeno il 60% di alcool.

2. Quando si tossisce e si starnutisce, coprire la bocca e il naso con il gomito flesso oppure con un fazzoletto di carta, eliminando subito il fazzoletto, possibilmente in un contenitore chiuso. Se invece si starnutisce o si tossisce tra le mani occorre lavarle subito o disinfettarle con acqua e sapone o con un prodotto a base di alcool. In questo modo si impedisce la diffusione del virus e si evita di contaminare con le mani oggetti o persone che si toccano.

3. Poiché il virus si trasmette con le goccioline di saliva emesse parlando, tossendo o starnutendo è buona norma mantenersi alla distanza di almeno un metro dalle altre persone, in particolare se hanno febbre, starnutiscono e tossiscono.

4. Evitare di toccare gli occhi (il virus entra nel corpo anche attraverso le congiuntive), il naso e la bocca perché le mani, che normalmente e inevitabilmente toccano molte superfici, possono trasferire il virus dalle superfici contaminate a sé stessi. Va ricordato che non è ancora noto per quanto tempo il virus SARS-CoV-2 sopravviva sulle superfici, anche se le informazioni preliminari suggeriscono che il virus potrebbe sopravvivere solo qualche ora o poco più. In ogni caso i detergenti a base di alcool o a base di cloro all’1% (come la candeggina) sono sufficienti ad uccidere il virus.

Occorre indossare una maschera per proteggersi dal coronavirus?

È indubbio che indossare una maschera medica può aiutare a limitare la diffusione delle malattie respiratorie in generale. Tuttavia, l'uso di una maschera da sola non garantisce la trasmissione di un’infezione e il suo uso deve essere sempre combinato con altre misure di prevenzione tra cui, come già detto, il lavaggio delle mani e l’evitare il contatto ravvicinato (almeno un metro di distanza) tra sé stessi e le altre persone. 

Quali altre misure adottare? Un approccio generale per ridurre i rischi in bambini e adulti è pensare che "ogni persona che incontro è potenzilmente infetta" e anche che "io sono potenzilmente infetto verso chiunque incontri".

Quanto dura il periodo di incubazione del coronavirus?

Il periodo di incubazione, cioè il tempo che intercorre tra l'infezione e l'insorgenza dei sintomi clinici, varia tra 1 e 12 giorni con stime mediane di 5-6 giorni. Sulla base delle informazioni provenienti da altre malattie dovute ai coronavirus, come la MERS e la SARS, il periodo di incubazione potrebbe arrivare fino ai 14 giorni. Alcuni studi recenti suggeriscono tuttavia che il periodo di incubazione potrebbe essere anche maggiore.

Esistono medicinali specifici per prevenire o curare il nuovo coronavirus?

Ad oggi, non esiste un medicinale specifico raccomandato per prevenire o trattare il nuovo coronavirus. Vengono curati i sintomi della malattia (con la cosiddetta terapia di supporto) in modo da favorire la guarigione, ad esempio fornendo ossigenoterapia e respirazione assistita.

Allo stato attuale non ci sono evidenze scientifiche che l’uso dei farmaci antivirali che si usano per l’influenza o altri virus prevenga l’infezione da nuovo coronavirus (SARS-CoV-2). Alcuni trattamenti specifici sono in fase di studio e saranno testati attraverso studi clinici. Gli antibiotici non servono perché funzionano solo contro le infezioni batteriche e quindi non sono efficaci contro il virus. Sono iniziati studi per preparare un vaccino ma è difficile che il suo sviluppo e commercializzazione avvengano prima di 18-24 mesi (senza considerare, comunque, l'opportunità di una vaccinazione su vasta scala).

L’infezione da nuovo coronavirus è sempre grave?

Come già detto l’infezione può causare disturbi lievi, che assomigliano a quelli di un’influenza, e infezioni più gravi come le polmoniti. È opportuno precisare, in ogni caso, che poiché i dati in nostro possesso provengono principalmente da studi su casi ospedalizzati, e pertanto più gravi, è possibile che sia sovrastimata al momento la proporzione di casi con manifestazioni cliniche gravi.

Qual è il tasso di mortalità del nuovo coronavirus (SARS-CoV-2)?

È noto che il virus si sta diffondendo a grande velocità con una mortalità - secondo i dati provenienti dalla Cina - stimata al momento intorno al 2% a Wuhan e nella circostante provincia dell'Hubei, mentre nelle altre zone della Cina il tasso di mortalità è poco più dell’uno per mille (1,6‰). Per fare un confronto la MERS, l'epidemia del coronavirus “mediorientale”, ha avuto un tasso di letalità del 34,4% mentre la famosa epidemia SARS aveva un tasso di letalità del 9,6%. Ricordando che l’influenza ha tutti gli anni una letalità di poco inferiore all'uno per mille, ne deriva che il nuovo coronavirus è solo un po’ più pericoloso delle epidemie di influenza stagionale. In conclusione, il coronavirus attuale sta mostrando una capacità superiore di trasmettersi rispetto alla SARS, quindi dà un numero di casi maggiore, anche se la letalità appare almeno al momento notevolmente più bassa. Ad aumentare la contagiosità c'è anche il fatto che i sintomi spesso sono più lievi e quindi, soprattutto quando ancora non si è consapevoli dei rischi, le persone contagiate sono molto più in grado di diffondere la malattia.

I numeri dei morti e dei contagiati

Ad oggi (17 febbraio) i morti sono quasi 1.800 e i contagiati sono più di 70.000. È possibile seguire l’evoluzione dell’epidemia alla pagina www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019/situation-reports/

Riferimenti bibliografici

Ministero della Salute www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioFaqNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&id=228

OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019

ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) www.ecdc.europa.eu/en/novel-coronavirus-china/questions-answers

Epicentro (Il portale dell'epidemiologia per la sanità pubblica dell'Istituto superiore di sanità) www.epicentro.iss.it/coronavirus/faq