Otto anni orsono mio figlio, all'età di 4 anni, si è fratturato il femore destro; dopo trazione e gesso ha ripreso a camminare però, come previsto, l'arto si è allungato di un cm dopo due anni. Ora porta un rialzo all'interno della scarpa. Ho sentito vari pareri di specialisti in merito alla dismetria. I pareri sono discordi: c'è chi dice che con lo sviluppo peggiorerà, chi dice che il danno è questo e basta. Il medico che l'ha curato ha allineato i monconi invece di sovrapporli, come mi ha detto che si fa un medico ortopedico pediatrico. Ho chiesto se esiste un qualche studio sugli esiti finali di queste fratture ma ovviamente ogni caso è a sè. Sono molto preoccupata perchè l'impatto psicologico di un rialzo esterno potrebbe essere devastante: almeno vorrei sapere a cosa prepararmi. Tra l'altro uno degli specialisti sostiene che il rialzo interno provocherà alla lunga danni al tendine di Achille.
E' evento piuttosto frequente, in seguito ad una frattura di un osso lungo in età pediatrica, avere un'ipermetria come quella che ha suo figlio. Il tempo trascorso dalla frattura e l'entità della dismetria autorizzano a pensare che, verosimilmente, tale differenza non dovrebbe incrementare nel corso del tempo.
Generalmente tale differenza viene pareggiata con un inserto all' interno (non all'esterno) della calzatura di una misura pari alla metà della dismetria (nel suo caso 0,5 cm). Si utilizza solo la parte del tallone per evitare che una soletta provochi difficoltà con la misura della scarpa.
Tale rialzo di solito viene dismesso alla fine dell'accrescimento in quanto il bacino è struttura deputata a pareggiare automaticamente dismetrie a carico degli arti inferiori. Fino quasi a tre cm di differenza il soggetto non si rende conto di avere dismetrie, chi osserva non percepisce differenze, il bambino non zoppica.
Molti soggetti (circa il 15% della popolazione) presentano differenze di lunghezza degli arti inferiori pur non avendo avuto fratture e tale situazione non inficia in alcun modo nessuna attività. Le fratture, quando vengono ridotte, si cerca di riallinearle in modo quanto più possibile anatomico.
I bambini tollerano gradi di sovrapposizione importanti rispetto agli adulti e hanno un alto potere di rimaneggiamento dell'osso, ma questo non vuol dire che chi si cimenta con una frattura pediatrica la tratti con principi diversi da quelli che devono cercare di ripristinare un asse quanto più vicino a quello anatomico.
Nessun danno avverrà a carico del tendine d'Achille né conseguenze psicologiche influiranno sullo sviluppo del bimbo. Mi sento di tranquillizzarla in tal senso e raccomanderei un controllo all' anno per ancora due anni con un rialzo di compenso con le modalià che ho sovradescritto fino all' età di 14-15 anni.
A quel punto (ammesso che ancora tale dismetria sia presente) sarà il ragazzo a decidere se preferisce mantenerlo o abbandonarlo senza che nessuna dannosa conseguenza abbia a colpirlo.
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