Duemila anni fa ad attirare i turisti era il Tempio di Atena (sulle cui fondamenta oggi poggia il Duomo che ne mantiene il colonnato esterno), oggi è il Teatro greco, che ogni estate fa rivivere, con le Rappresentazioni Classiche, i miti dell'antica Grecia cantati nelle tragedie di Euripide, Eschilo, Sofocle e nelle commedie di Aristofane. Siamo a Siracusa, fondata nel 734 a.C., citata da Cicerone come la più bella e ricca città greca d'occidente. Vero polo culturale dell'antichità frequentato da intellettuali quali Eschilo e Pindaro, Bacchilide e Platone, Epicarno e Tisia, diede i natali a Iceta, che 2mila anni prima di Galileo scoprì la rotazione terrestre, e ad Archimede.

Al più grande scienziato dell'antichità oggi è dedicata una piazza al centro dell'isola di Ortigia, sito del primo insediamento greco e affascinante dedalo di vicoli e strette vie dove sorge la Fonte Aretusa, legata al mito della ninfa Aretusa gettatasi in mare per sfuggire ad Alfeo e rinata come sorgente d'acqua dolce ornata da sontuosi papiri. E, all'estremità dell'isola sulla punta del porto, si trova il Castello Maniace (non visitabile), fatto costruire da Federico II. Si diceva del Teatro greco: scavato nella roccia, è il più grande teatro monolitico del mondo con ancora 46 dei 61 ordini di gradini che aveva all'origine. Ampliato nella forma attuale alla fine del III secolo a.C., esisteva già dal V secolo a.C., seppure allora fosse più piccolo. Poteva contenere 16mila spettatori e la magia che conquistava le folle di greci e romani si ripete oggi all'inizio dell'estate. Quando, alle 18,30 di ogni sera, attori professionisti indossano maschere e pepli di antica memoria e calcano le scene rappresentando i testi dei primi drammaturghi della storia che proprio a Siracusa scrissero o rappresentarono le loro opere. Il significato dell'appuntamento non è immediatamente comprensibile agli occhi e alle orecchie dei bambini, ma l'atmosfera magica e suggestiva è un ottimo spunto (e alleato) per introdurre i più piccoli al mondo del teatro.

Il Teatro greco si trova nel Parco archeologico della Neapoli, dove bisogna vedere anche l'Anfiteatro romano, il più grande d'Italia dopo il Colosseo e l'Arena di Verona. A forma ellittica, anch'esso è in gran parte scavato nella roccia. Dei tre ordini di posti della cavea ne rimane uno perché gli uomini di Carlo V, nel 1500, asportarono i blocchi di calcare dell'anfiteatro per le fortificazioni intorno a Ortiga. La visita continuerà nella latomia del Paradiso con la Grotta dei Cordari, una grande caverna artificiale che deve il nome ai cordari, artigiani che fino a qualche decennio fa ne utilizzarono l'umidità per produrre una corda sottile e resistentissima, e l'Orecchio di Dionigi, forse il più particolare dei monumenti siracusani.
La grotta (che è poi una delle tante cave di tufo della città) fu chiamata così dal Caravaggio, che la visitò nel 1586: la leggenda racconta che il tiranno Dionigi vi rinchiudeva i prigionieri per ascoltare i loro discorsi da un buco nella parte superiore della grotta.
Nel Parco archeologico trovate, poi, il più grande altare per sacrifici del mondo greco, l'Ara di Ierone II, edificata nel III sec. a.C. e in epoca imperiale preceduta da una piazza con portici e una grande piscina. A qualche chilometro da Siracusa, infine, visitate il Castello Eurialo, imprendibile fortezza fatta costruire dal 402 al 397 a.C. da Dionisio insieme a 27 chilometri di mura per difendere la città dai Cartaginesi. E' la più completa opera militare rimasta del periodo greco e si estende su 15mila metri quadrati con gallerie, trappole, fossati torri, un ponte levatoio e trincee sotterranee, che facevano di Siracusa un eremo inespugnabile.