Al mio bambino di sette anni è stata diagnosticata una piastrinopenia. I pareri finora sentiti indicano due sole possibili scelte, l'asportazione della milza (scelta preferita, mi sembra, dagli ematologi) o la convivenza con il sintomo (scelta più optata dai pediatri). Le terapie cortisoniche (poco efficaci per mio figlio) e le terapie con immunoglobuline sono soltanto palliative e di breve durata (quanto basta per conseguire una diagnosi definitiva, data dalla permanenza del sintomo per almeno sei mesi). Per quanto ho capito, la buona reazione del bambino alla terapia Ig. e.v. è indicativa per gli ematologi dell'elettività della terapia chirurgica. La convivenza con il problema pone d'altra parte alcuni problemi: 1) acquisire un certo "occhio clinico" per cogliere la sintomatologia esterna 2) quali esami fare per il controllo del sintomo? 3) quali situazioni, sport e divertimenti sono da ritenersi pericolosi? 4) quali botte e ferite della vita quotidiana sono da evitare? Desidererei avere dei consigli sulla terapia in generale e sull'esistenza di associazioni che si occupano della malattia.
La piastrinopenia è una malattia in cui il numero di piastrine nel sangue scende al di sotto del limite normale. La comparsa di petecchie (piccole macchioline rosse che compaiono dopo sforzo) e/o ecchimosi (cioè i cosiddetti lividi), al di là dell'aspetto estetico, non sono dei segni di pericolo, ma costituiscono una spia della presenza di un numero di piastrine al di sotto della norma. Anche la comparsa di epistassi (sangue dal naso), se non imponente, non necessita di misure importanti al di là del trattamento locale. La comparsa e la entità della sintomatologia sono correlate al numero ed alla durata della piastrinopenia.
La sintomatologia è comunque legata alla presenza di piastrinopenia, pertanto l'esame da effettuare in caso di sospetto clinico è rappresentato dalla esecuzione di una conta piastrinica attraverso l'esecuzione di un emocromo completo. Per capire meglio quale è l'andamento della malattia, caratterizzata da una certa variabilità di comportamento, può essere utile eseguire controlli periodici della conta piastrinica anche in assenza di sintomatologia clinica evidente. Il rischio teorico della malattia è rappresentato dalla comparsa di una emorragia cerebrale, evenienza relativamente rara (< dell'1% dei casi su casistiche non sempre adeguatamente selezionate), più frequente nell'adolescente, e non sempre secondaria a trauma.
Le opzioni terapeutiche sono diverse sia per la forma acuta (durata < di 6 mesi) che per quella cronica (durata > di 6 mesi) ma bisogna considerare che:
- una percentuale variabile fino a circa l'80% delle piastrinopenie idiopatiche acute risolve spontaneamente tra le 2 e 12 settimane dalla diagnosi
- il trattamento in questi casi, in base anche all'età, alla possibilità di evitare traumi importanti, e alla presenza di emorragie mucose in atto in presenza di conta piastrinica < di 20.000/mm3, prevede la somministrazione di immunoglobuline per via endovenosa ad alte dosi o la somministrazione di cortisone, associate eventualmente nei casi più gravi alla infusione di concentrati piastrinici.
Non mi risulta che ci siano associazioni che si occupino della malattia.
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