Vi sarei grata se potessi ricevere un parere relativo al problema di mia figlia (17 mesi). Dall'età di dieci mesi ha cominciato ad avere episodi diarroici e febbre (tutto è successo in concomitanza con lo spuntare dei primi denti). All'epoca il pediatra ritenne opportuno effettuare una coprocoltura, dal quale non risultarono infezioni. Gli episodi si sono ripresentati puntualmente in occasione dello spuntare di nuovi denti. E da allora la situazione si è progressivamente intensificata, tanto che verso i 15 mesi la crescita si è arrestata e successivamente la bimba ha cominciato a perdere peso. Il quadro è stato presentato al pediatra, che l'ha sottoposto ad un gastroenterologo. Il sospetto era celiachia. In seguito ad una biopsia ed esami ematologici, tale ipotesi si è verificata non giusta. Da circa un mese la bimba sta seguendo una dieta strettissima che prevede comunque l'esclusione del glutine dalla sua alimentazione, l'utilizzo di una latte idrolisato, l'esclusione di proteine del latte e un ricorso a carni bianche. È stata verificata una possibile allergia al latte con un prick-test ed esami ematologici, i cui risultati sembrano escludere questa eventualità. La crescita è ripresa e, nel giro di un mese, ha riacquistato il chilo perso. Le feci, però, continuano ad essere poco formate, con presenza di muco e si verificano con una frequenza di 3/4 volte al giorno. È necessaria una supplementazione con calcio? Questo quadro rientra nella normalità o sono possibili altri tipi di allergie alimentari? È possibile una infezione intestinale cronicizzata senza febbre?

Un quadro come quello descritto è compatibile con diverse situazioni, patologiche e non. Prescindendo dai primi episodi diarroici, in cui la febbre tradiva una causa infettiva (Rotavirus o altri virus intestinali), un bambino che nel secondo anno di vita mostra disturbi intestinali può far pensare a:

  • Celiachia: è una intolleranza alle proteine dei cereali (glutine), diagnosticabile mediante esami del sangue (anticorpi anti-gliadina) e poi biopsia intestinale (mediante capsula ingerita per bocca o durante una eventuale endoscopia, peraltro non necessaria). Visto l'esito negativo degli accertamenti, non ci sembra opportuno instaurare comunque una dieta priva di glutine.

    La diagnosi di celiachia, infatti, impegna a condurre tutta la vita una dieta priva di cereali (tranne riso e mais, che non contengono glutine): è quindi importante essere ben sicuri. È meglio proseguire con dieta libera e, nel dubbio, ripetere la biopsia più avanti, piuttosto che mascherare il quadro con una dieta di prova.
     
  • Allergia alimentare: diagnosi sempre possibile, ma non facile da fare. Se la storia clinica e le varie prove allergologiche non danno alcuna indicazione, occorre procedere "a tentativi", provando ad eliminare per un certo periodo l'alimento sospetto. Così facendo, si deve vedere un miglioramento dei sintomi (regolarizzazione delle scariche, ripresa della crescita).

    La controprova consisterà, allora, nella reintroduzione dell'alimento probabilmente non tollerato, verificando se i sintomi ripartono (questa fase va eseguita sotto stretto controllo medico, per le possibilità di reazioni anche gravi). Questa seconda parte è necessaria perché, dopo una dieta priva di tanti alimenti, occorre chiarire quale di questi era il responsabile dei disturbi. Il latte vaccino è il principale alimento coinvolto nell'allergia alimentare, insieme all'uovo; tuttavia, potenzialmente qualsiasi alimento può dare problemi.
     
  • Infezione intestinale cronica, magari da Giardia lamblia (un parassita dell'intestino): una possibilità da considerare sempre (la febbre non c'è quasi mai), ma non sempre facile da verificare. Occorrono ripetuti esami delle feci, con una ricerca attenta da parte del laboratorio, e, se necessario, un esame colturale e istologico (cioè microscopico del tessuto) della mucosa intestinale, prelevandone un pezzetto per via endoscopica. Rimandiamo per i dettagli ad una risposta già data.
     
  • Colon irritabile: si tratta di una condizione quasi fisiologica, al limite del normale: bambini (e adulti) che hanno un passaggio accelerato degli alimenti nell'intestino e quindi fanno feci non ben digerite, con tante scariche al giorno. Normalmente non hanno problemi di crescita, anche se spesso sono sottopeso per effetto di ripetuti tentativi dietetici, ovviamente inutili. Una volta escluse le cause sopra elencate, l'ipotesi di colon irritabile è plausibile: provare a sospendere qualsiasi trattamento e verificare se la crescita è mantenuta. Utile magari una terapia con probiotici (i moderni fermenti lattici), che ripristini la normale flora intestinale.