I seni paranasali sono delle piccole cavità ripiene di aria, scavate all’interno delle ossa del viso, che circondano il naso e che sono in comunicazione con le cavità nasali attraverso piccole aperture chiamate osti.

Le funzioni dei seni paranasali sono molteplici:

  • Umidificano e riscaldano l’aria che respiriamo
  • Regolano la tonalità della voce
  • Alleggeriscono il peso delle ossa del cranio, soprattutto quelle della faccia
  • Costituiscono una specie di cuscinetto per aumentare la resistenza delle ossa del cranio a eventuali colpi alla faccia
  • Proteggono strutture molto sensibili, come possono essere le radici dei denti o gli occhi, dalle rapide variazioni della temperatura esterna.

La sinusite è molto spesso provocata da virus e, con minore frequenza, da batteri e, qualche volta, da funghi. E’ sempre preceduta da un banale raffreddore che, come tale, dovrebbe risolversi nel giro di poco tempo, al massimo 7-10 giorni; qualche volta, però, i germi responsabili della rinite possono infiammare i seni paranasali.

Quest’ultimi sono rivestiti da una mucosa che, se infiammata, secerne muco: l’iperproduzione di quest’ultimo alla lunga occlude gli osti, ostacolando la normale respirazione e provocando spesso dolore, a causa della compressione di recettori dolorifici presenti nella mucosa sinusale.

La sintomatologia

Come già detto, dal punto di vista clinico la rinosinusite si presenta, all’inizio, come un raffreddore che dura da troppo tempo: per convenzione si parla di una forma acuta se la sintomatologia dura da 10 a 29 giorni, subacuta da 30 a 120 giorni e cronica quando si oltrepassa questo limite.

Il bambino ha il  naso chiuso, congesto, con rinorrea, cioè fuoriuscita dal naso di muco denso, di colorito bianco-giallastro, qualche volta verdastro. Con il trascorrere del tempo si possono associare scolo di muco retronasale, tosse persistente a prevalenza notturna, alitosi, febbricola, stato di malessere generale e, più raramente, tumefazione intorno agli occhi o dolore nella regione mascellare.

E’ eccezionale la comparsa, nelle forme più gravi, di febbre alta, mal di testa (spesso in regione frontale) e compromissione dello stato generale.

La diagnosi

La diagnosi di rinosinusite è sostanzialmente clinica per cui, nelle forme lievi, non occorre fare alcun accertamento. La vecchia abitudine di eseguire una radiografia del cranio è stata completamente abbandonata, anche perché il solo elemento radiologicamente evidenziabile poteva essere un modesto aumento di spessore della mucosa dei seni, di nessun valore diagnostico.

Soltanto nelle forme di maggiore gravità o di lunga durata si può prendere in considerazione l’esecuzione di una TAC del massiccio facciale che permette una più accurata valutazione per una corretta terapia e una prognosi più precisa.

La terapia

La terapia della rinosinusite è variabile in funzione della sua durata e della gravità.
Sicuramente, a scopo preventivo, va eseguito un abbondante e ripetuto lavaggio del naso con soluzione fisiologica, quando il bambino presenta i primi segni di raffreddore, allo scopo di rimuovere meccanicamente le secrezioni nasali associando anche un’utile azione mucolitica.
Nelle forme più lievi l’utilizzazione di un antibiotico va valutata attentamente prendendo in considerazione il fatto che la rinosinusite spesso tende a guarire per conto suo in pochi giorni.
Nel caso invece che, dopo una ragionevole attesa di qualche giorno e dopo una valutazione clinica ambulatoriale, vengano messi in evidenza elementi di allarme, è opportuno ricorrere a una terapia antibiotica (in genere si usa l’amoxicillina).
Utile può rivelarsi l’uso di cortisonici in spray per via nasale che riducono l’infiammazione delle mucose e il dolore qualche volta presente.
Può risultare vantaggiosa l’associazione di mucolitici, ad esempio il sobrerolo, che è in grado di modificare la composizione del muco riducendone la viscosità e favorendone la fluidificazione ed espettorazione.