A mia figlia di 10 anni e mezzo il pediatra, durante il controllo annuale, ha riscontrato una possibile deformazione alla colonna vertebrale e consigliato una radiografia. La bambina ha un rapporto peso/altezza nella norma, è nata a termine e non risulta alla data avere alcuna patologia. Effettua attività fisica (nuoto) con regolarità dall'età di quattro anni e attualmente ha iniziato anche a fare equitazione. L'ortopedico consultato ha visitato la bambina, ha diagnosticato una scoliosi inferiore ai 20 gradi (non ha rilasciato una misurazione accurata) e mi ha consigliato un controllo ogni quattro mesi per verificare se si tratta di una scoliosi evolutiva (= che può peggiorare) o non evolutiva (= così è così rimane). Alla mia domanda se possono essere adottati comportamenti atti a migliorare la situazione (es. ginnastica  ad hoc, scelta di altra attività sportiva, ..) mi ha detto che nessuna di queste cose può migliorare la scoliosi.
In  pratica la scoliosi rilevata non può migliorare ma, qualora fosse di tipo evolutivo, si può operare con busti per evitare che peggiori ulteriormente. Ma è vero???

Con il termine di “scoliosi” viene definita una deformazione della colonna vertebrale relativamente frequente (presente in circa il 2-3% della popolazione pediatrica) che può manifestarsi clinicamente in periodi diversi dello sviluppo del bambino caratterizzata da un’anomala curvatura strutturata del rachide di entità superiore ai 10° parzialmente o non più correggibile ai cambiamenti posturali e sempre associata a rotazione e torsione vertebrale.

L’aggettivo idiopatica vuole invece sottolineare che ancor oggi non si conosce la reale causa di tale patologia, anche se si presume che a svilupparla concorrano diversi fattori causali favoriti da una “predisposizione genetica”.  A seconda dell’età in cui si manifesta identifichiamo classicamente tre forme di scoliosi differenti tra loro per frequenza, grado di progressione e prognosi:

  • la forma infantile (prima dei 3 anni di età)
  • la forma giovanile (tra i 4 ed i 10 anni di età)
  • la forma adolescenziale (tra gli 11 ed i 17 anni di età)

Fortunatamente meno dell’1% della popolazione pediatrica e meno del 10% dei bambini positivi ad uno screening clinico per scoliosi presenta una curva scoliotica evolutiva cioè in grado di peggiorare nel tempo e, nella maggioranza dei casi, a fronte di una diagnosi di scoliosi è sufficiente una competente sorveglianza clinica.

Scopo dello specialista ortopedico sarà quindi, di fronte ad una diagnosi clinica di scoliosi, quello di stimare per ogni bambino il rischio di progressione individuale in modo da poter scegliere la strategia terapeutica più adeguata attraverso lo studio di parametri clinico-strumentali di rischio ben precisi e codificati quali il sesso, il potenziale residuo di crescita del bambino, il grado di ampiezza della curva al momento della diagnosi, la localizzazione e il lato di convessità della curva primaria, la presenza o meno di sintomi irritativi (dolore, disturbi neurologici etc.).

False credenze

L’uso di carichi eccessivi in età pediatrica non determina lo sviluppo di scoliosi strutturate ma predisporre alla dorsalgia e lombalgia cronica. Il piede piatto, le ginocchia valghe, la presenza di dismetrie agli arti inferiori, una postura “scorretta”, praticare sport asimmetrici non predispongono né peggiorano alla scoliosi.

Non esistono sport “miracolosi” (ad esempio il nuoto) nella prevenzione e cura o che predispongono (ad es. la ginnastica artistica o l’equitazione) allo sviluppo della scoliosi idiopatica. In campo specialistico vi è ormai consenso che il trattamento della scoliosi idiopatico più efficace, nello stabilizzare la curva e rallentarne la progressione naturale, è rappresentato dal corsetto.

Il trattamento ortopedico con corsetto, supportato da una corretta ginnastica posturale durante il periodo del trattamento (utile per minimizzare eventuali effetti secondari del trattamento ortopedico quali l’ipotonia muscolare e il dolore muscolare) è necessario per il trattamento di curve di ampiezza di almeno 20-25° in bambini con potenzialità di crescita ancora elevate (Risser 0-1) o che abbiano dimostrato (entro sei mesi) un repentino peggioramento radiografico di almeno 5-10° o per curve di ampiezza superiore ai 30° al momento della diagnosi.

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