Nella scuola materna di mia figlia (tre anni e mezzo) un mese orsono si è verificato un caso di tubercolosi. Da un primo esame Mantoux (N.d.R.: l'intradermoreazione alla tubercolina secondo Mantoux si esegue inoculando, per via intradermica, 5 Unità di derivato di proteine purificate del bacillo della Tubercolosi, valutando l'eventuale comparsa di arrossamento e di indurimento intorno alla sede dell'inoculo) effettuato su tutti i bambini della scuola, mia figlia è risultata negativa ma ci è stato comunicato che si sono verificati due casi in infezione. I responsabili dell'unità sanitaria locale hanno convocato i genitori informandoli che sarà effettuato, a distanza di due mesi dal precedente, un secondo test Mantoux su tutti i bambini della scuola e che, in attesa dell'esito di questo secondo test, è consigliabile iniziare un trattamento preventivo antitubercolare, da sospendere nel caso il test confermi esito negativo come il primo test. Chiedo cortesemente se è opportuno iniziare una terapia di questo tipo in assenza di un test che confermi l'infezione e che controindicazioni e rischi ci sono per la bambina con una terapia del genere.

In presenza di un focolaio epidemico di tubercolosi in una scuola materna mi sembra che quanto è stato deciso dalle autorità sanitarie sia ragionevole e corretto alla luce delle correnti linee guida dell'Associazione Americana di Pediatria. È molto probabile, poiché il bambino piccolo è raramente infettante, che la fonte primaria del contagio sia stata un adulto operante nella struttura. Tale situazione impone di verificare subito se i bambini sono stati contagiati eseguendo su tutti una prima Mantoux, mentre la ripetizione del test è giustificata dal tempo di latenza della cuti-positività (alcuni bambini che al primo esame erano negativi potrebbero positivizzarsi successivamente).

Nei due mesi di attesa è comunque indicato un trattamento profilattico, in tutti, con Isoniazide. Quest'ultimo farmaco di solito è ben tollerato dal bambino: il principale effetto avverso, l'epatite, ha un'incidenza molto bassa in età pediatrica. Possono inoltre verificarsi, anche se raramente, sintomi neurologici, come convulsioni o neuriti ( infiammazioni dei nervi periferici), a causa dell'interferenza con il metabolismo della piridossina (vitamina B6).

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