A Salerno è stato di recente restaurato, per mano di Luciano Mauro, il settecentesco giardino della Minerva, che sorge nel cuore della città antica e ha la forma di orto terrazzato e cintato. Molto suggestiva è la scala con pilastri e decorazioni in stucco che sorreggono la pergola che collega i diversi livelli del giardino per finire in un terrazzo belvedere. La scala, costruita sulle mura antiche, permette la visione del porto e del centro storico. Il sistema di distribuzione dell'acqua, con vasche e fontane per ogni terrazzamento, ha garantito il mantenimento a coltura degli appezzamenti nei secoli. 
Proprietaria del giardino fu per molti anni la famiglia Selvatico: fu un suo discendente, Matteo, a distinguersi, tra il tredicesimo e il quattordicesimo secolo, come medico della Scuola Medica Salernitana. Studioso e conoscitore di piante medicinali, le coltivò nel giardino e documenti storici confermano che il suo fu il primo Orto botanico d'Europa per la coltivazione e raccolta dei vegetali a scopo terapeutico. Matteo Silvatico è l'autore del "Liber cibalis et medicinalis Pandectarum", un fatto nuovo nella storia dei medicinali, raccolti per la prima volta in un lessico scientifico per lo studio e l'impiego medico-terapeutico delle erbe. A partire da qui ebbe inizio la tradizione degli Orti botanici universitari di Padova, Pisa, Firenze, Pavia, Bologna e dei successivi.

Tutto da vedere è il resto del centro storico di Salerno con i quartieri "dei Barbuti" e "delle Fornelle", esempi di un passato di splendore economico, sociale e culturale della città campana. Il quartiere dei Barbuti, che costituisce il nucleo centrale della parte antica della città, deriva  probabilmente il nome dai Longobardi (uomini dalla lunga barba) che l'abitarono. È delimitato a nord da via Tasso, a sud da via Roma e a ovest da via dei Canali. Largo Barbuti, nel Duecento era la piazza più importante con le botteghe e il mercato; dalla vicina porta di mare si arrivava alla spiaggia. A oriente della piazza cominciava la Drapparia, oggi via dei Mercanti, dove si affollavano i commercianti di damaschi e velluti. Nel Medioevo la corte comprendeva anche la Giudecca, in cui vivevano gli Ebrei. 
Da vedere, tra via Adelberga e via Santa Maria dei Barbuti, Palazzo Fruscione, costruito verso la metà del XIII secolo. La facciata principale ha un portale centrale con arco a tutto sesto sagomato da conci (pietre squadrate) a formare un intreccio di archi acuti. Sotto l'arco del vicolo Pescheria vi sono frammenti di mura longobarde, resti della vecchia corte di Arechi. E, annessa a Palazzo Arechi, c'era la cappella di San Pietro a Corte che godeva di giurisdizione autonoma. Qui, secondo documenti del XV e XVI secoli, spesso si svolgeva la cerimonia del conferimento delle lauree mediche della Scuola Salernitana. Sopra San Pietro a Corte, in via Canali, sorge la chiesa dell'Annunziatella con il Conservatorio Ave Gratia Plena Minore, con un cortile dal loggiato catalano, lo stesso che si trova nel palazzo Morese in via Duomo. Si chiude con il raffinato Palazzo De Ruggiero, di fronte al Duomo, e Palazzo d'Avossa, in via Botteghelle, edificio di tardo Seicento con scalone con scene della Gerusalemme Liberata, andate perdute. 
Il rione Fornelle sorse all'inizio del IX secolo d. C. e deve probabilmente il suo nome alla presenza di forni per la cottura delle ceramiche impiantati dagli abitanti, provenienti in gran parte da Vietri sul Mare. Il quartiere è circoscritto a nord da via Tasso, a ovest da via Fusandola e da via Spinosa, a sud da via Porta Catena. L'origine medioevale delle Fornelle è confermata dalle strette vie e dalle case costruite a cortina che si aprono con ampie terrazze nei cortili. L'antico quartiere era limitato dal torrente Fusandola ed era caratterizzato da una vegetazione lussureggiante con magnifici orti e giardini (tra cui quello della Minerva). La zona iniziò a svilupparsi verso l'XI secolo, con varie industrie e botteghe e l'ulteriore crescita va di pari passo con l'espansione delle chiese. Tra le più antiche, quella di S. Andrea de Lavina, dell'866, e quella di San Giovanni in Busanola, con il convento Ospedale di San Giovanni di Dio, della fine del XII secolo, di cui non rimane quasi niente. E poi la chiesa della Santissima Annunziata, con facciata marcapiano (striscia colorata che indica il limite tra un piano e l'altro) e porta in rame lavorato con disegni in rilievo dell'Annunciazione. L'interno, a croce latina, fiancheggiato da cappelle, è a navata unica con apertura a botte e abside sul fondo. A destra della chiesa, il campanile di Ferdinando Sanfelice è il più bell'esempio di architettura barocca salernitana: è a tre ordini sovrapposti, dorico, ionico e corinzio. Nella zona del Largo Campo (così denominato perché era uno spazio piano di terra fino al mare) vi è un'altra interessante costruzione, il palazzo Genovesi, iniziato verso il 1746, su progetto di Ferdinando Sanfelice. Un altro edificio, meno importante, ma ugualmente bello, è il palazzo Bottiglieri. In fondo alla Dogana Vecchia è la fontana del Campo, dell'inizio del XVII secolo, costituita da una vasca semicircolare posta tra gradini; fanno da sfondo quattro lesene che sorreggono un frontone e racchiudono una nicchia occupata da una conca in marmo da cui esce l'acqua, che zampilla anche dai mascheroni alla base delle lesene e da due delfini rivolti verso l'orso della vasca che vivacizzano il complesso.

Dove mangiare

Nel cuore del centro storico, l'Antica Pizzeria del Vicolo della Neve è la più antica trattoria di Salerno. Oltre alle pizze molto buone, tante specialità della casa: dalla pasta e fagioli, alla parmigiana di melanzane, dall'insalata di polpi, all'impepata di cozze.  Si trova in Vicolo della Neve, 24 Salerno, tel. 089.225.705. 

Dove dormire

L'Antica Masseria La Morella, nella Piana del Sele, terra di bufale, ha una tradizione di due secoli. Strutturata come piccolo villaggio, offre ospitalità per il pernottamento, ma anche per un'escursione in giornata. A disposizione degli ospiti c'è un ampio parco alberato con piscina e un ristorante dove assaggiare i prodotti aziendali (vino, frutta di stagione, olio, succhi di frutta, miele, limoncello) e i piatti tipici della cucina salernitana, ma anche il pane e la pizza cotti nei forni a legna. Volendo, ci sono visite guidate all'allevamento delle bufale, alla cantina e ai vari locali della masseria che conserva la chiesa, i forni per il pane, le stalle e i granai. L'ospitalità è offerta in appartamenti con cucina o camere doppie recentemente ristrutturati. È aperta tutto l'anno. La Morella è a Santa Lucia di Battipaglia e si raggiunge con l'autostrada Salerno-Reggio Calabria, uscita Battipaglia con direzione Belvedere Bellizzi.