La mia bambina di cinque anni, da quando ha tolto il pannolino all'età di due anni e mezzo, ha delle perdite urinarie a volte più intense a volte meno e quindi ha la mutandina costantemente bagnata, (sottolineo che non è incontinente, ma fa regolarmente la pipì). Per questo motivo eè stata sottoposta ad accertamenti specialistici, ed ha effettuato un urografia e una scintigrafia renale con DMSA. Da questi esami è scaturito che vi è una duplicità pielo-uretrale sinistra completa con sbocco ectopico (presumibilmente in vagina) dell'uretere del pielone superiore, la cui funzione corrisponde a circa il 10% della funzione dell'intero rene sinistro.  Secondo il medico che segue la bambina, è necessario, al fine di risolvere il problema, l'intervento chirurgico di eminefrectomia polare superiore che gia ha programmato fra due mesi. Io mi chiedo se è necessario fare questo intervento o conviene aspettare ancora un pò, per vedere se le cose migliorano. Questo dubbio mi assilla oltre alla paura dell'intervento alla mia piccola.

La storia clinica riportata e gli accertamenti eseguiti confermano la diagnosi di una incontinenza urinaria secondaria ad una ectopia ureterale (in duplicità completa). Sicuramente alla età di cinque anni vi è una indicazione assoluta a risolvere questo problema per la bambina potendo ottenere una guarigione completa (= finalmente asciutta !) e un ovvio miglioramento della qualità di vita. 

In genere la funzione residua del distretto renale superiore (quello da cui origina l'uretere ectopico che causa la incontinenza urinaria) determina la scelta terapeutica. Quando la funzione è discreta si procede ad un intervento "conservativo" che può essere eseguito a livello renale con una unione dei due sistemi (pielo-pielostomia) o a livello vescicale (reimpiantando i due ureteri).

Se il distretto superiore è scarsamente funzionante, idronefrotico e/o displasico si procede invece ad un intervento ablativo con la asportazione dell'emirene e dell'uretere (emi-nefro-ureterectomia polare superiore). Questo si può oggi eseguire per via retro-peritoneoscopica con un accesso mini-invasivo che riduce sensibilmente la morbidità e la degenza.

Non avendo potuto visionare la documentazione ecografica e scintigrafica mi devo basare solamente sulla refertazione riportata e con una presunta ripartizione funzionale superiore del 10% l'intervento ablativo sembrerebbe quello più indicato.