Che cos’è la febbre Tifoidea?

La febbre tifoidea o febbre intestinale è una malattia acuta trasmessa dal batterio Salmonella sierotipo typhi. L’insorgenza è tipicamente graduale e le manifestazioni cliniche possono essere caratterizzate da: febbre, cefalea, malessere generale, anoressia (mancanza di appetito), rallentamento delle pulsazioni (bradicardia relativa), esantema papuloso localizzato al tronco e dolori addominali.

L’alvo è generalmente stitico, a volte diarroico (feci a purea di piselli), più frequente nei bambini che negli adulti. La febbre intestinale si può presentare nei bambini più piccoli con una lieve malattia febbrile insignificante. Il periodo di incubazione delle febbri enteriche va da 3 a 60 giorni, ma di solito 7-14 giorni.

La febbre tifoidea rientra nell'ambito delle malattie a trasmissione fecale-orale; il contagio può essere diretto, attraverso le mani, oppure indiretto, tramite l’ingestione di acqua o alimenti (mitili, frutta, verdura, latte non pastorizzato) contaminati da materiali fecali contenenti Salmonelle.

Questi batterisono dotati di una notevole resistenza nell'ambiente esterno, soprattutto se contenute in materiali organici e possono persistere per mesi nei liquami e nel fango; resistono a lungo anche nell'acqua e nel ghiaccio. Gli insetti, in particolar modo le mosche, possono fungere da vettori passivi dei germi patogeni.

Le Salmonelle pur presentando una notevole resistenza all'ambiente esterno, sono comunque sensibili all'azione dei comuni disinfettanti. Come per tutte le malattie a trasmissione fecale, le principali misure di prevenzione sono caratterizzate da uno scrupoloso rispetto di elementari norme igieniche sia individuali (lavaggio delle mani ed igiene personale), che ambientali (corretto smaltimento ed allontanamento dei rifiuti solidi e liquidi e la disponibilità di acqua per uso umano sicura e controllata).

Al fine di provenire la diffusione della malattia, di fondamentale importanza è anche la segnalazione dei casi alle Autorità Sanitarie Locali.

Che cos’è il vaccino contro la febbre Tifoidea?

La resistenza all’infezione da Salmonella sierotipo typhi è aumentata dalla vaccinazione antitifica, ma il grado di protezione dei vaccini al momento disponibili è limitato.

Attualmente nel nostro Paese sono disponibili vari vaccini: uno contenente l'antigene polisaccaridico “Vi” della Salmonella typhi (uso per via intramuscolare), e l’altro costituito da germi viventi attenuati (uso per via orale), che a seguito di particolari trattamenti di laboratorio vengono resi incapace di provocare la vera malattia, ma rimane ugualmente in grado di stimolare le difese dell’organismo contro l’infezione naturale (vaccino vivo ed attenuato). Diversi studi hanno dimostrato che l’efficacia di questi vaccini varia dal 50% all’80%.

Questi vaccini sono indicati in particolari situazioni epidemiche, per viaggiatori diretti in zone endemico-epidemiche, oppure per soggetti maggiormente esposti a rischio per motivi professionali (tecnici di laboratorio, addetti allo smaltimento di rifiuti etc.).

E' importante ricordare che il vaccino antitifico, non essendo efficace al 100%, bisogna sempre proteggersi dall’infezione, prestando particolare attenzione alla scelta dei cibi e bevande e rispettando le comuni norme igieniche.

Come e quando si somministra il vaccino “orale” per la febbre Tifoidea?

Questo vaccino è costituito da batteri vivi e attenuati, e viene somministrato per via orale: una capsula al giorno, per tre giorni alterni (giorni: 1-3-5), sia nel bambino (a partire dai 6 anni) che nell'adulto. Le capsule vanno conservate in frigorifero e devono essere assunte con acqua fredda, non più calda di 37°C, circa un’ora prima dei pasti.

Le persone che presentano difficoltà di deglutizione possono anche versare il contenuto delle capsule in un po’ d'acqua o liquido sempre non caldi. In questo caso il vaccino ricostituito deve essere somministrato 2-3 minuti dopo aver neutralizzato l'acidità gastrica con preparati antiacidi (es.: bicarbonato di sodio).

La protezione inizia circa 10 giorni dall’assunzione dell’ultima compressa e persiste per circa tre anni. La rivaccinazione si effettua con tre dosi come per la vaccinazione primaria. In occasione di viaggi da aree non endemiche ad aree endemiche è consigliabile la rivaccinazione ogni anno. Questo vaccino può essere somministrato contemporaneamente agli altri vaccini, come quelli contro poliomielite, colera, febbre gialla, rabbia, epatite A ed epatite B, difteritetetano-pertosse, meningite e il vaccino associato antimorbillo-parotite-rosolia.

Quando si può vaccinare un bambino con vaccino “orale” per la febbre Tifoidea?

Può essere vaccinato il bambino con: banali infezione delle vie aeree superiori (esempio: raffreddore, tosse) e con precedente episodi di febbre tifoidea.

Quando si deve rimandare la vaccinazione con vaccino “orale” per la febbre Tifoidea?

La vaccinazione con questo tipo di vaccino deve essere rimandata rimandare, in caso di: gravidanza, malattia acuta grave o moderata, con o senza febbre, infezioni intestinali acute e persone che assumono farmaci come antimalarici o antibiotici (può essere assunto dopo almeno 24 ore da questi).

Quando non si deve vaccinare con vaccino “orale” per la febbre Tifoidea?

Non si deve vaccinare in caso di: età inferiore a 3 mesi, immunodeficienza grave (es tumori del sangue e solidi; alcune immunodeficienze congenite), reazione allergica grave (anafilassi) dopo la somministrazione di una precedente dose, reazione allergica grave (anafilassi) ad un componente del vaccino, trapianto di organi solidi.

Cosa fare in caso di eventuali razioni al vaccino “orale” per la febbre Tifoidea?

Di solito questo vaccino non provoca particolari reazioni, ma molto raramente (meno dell’1% dei casi) si possono manifestare lievi disturbi gastrointestinali come leggera nausea, vomito, spasmi addominali, diarrea ed eruzione cutanea pruriginosa, che scompaiono dopo 1-2 giorni. Nel caso in cui i suddetti sintomi si dovessero protrarre per più di due giorni ed essere particolarmente rilevanti, si consiglia di consultare il medico al fine di verificare se questi possano essere attribuibili ad altra causa; inoltre in caso di una reazione importante o insolita, previo consulto medico, si deve provvedere ad effettuare la dovuta segnalazione di “avvento avverso”.