Sono la mamma di un neonato di 10 mesi circa; quando aveva otto mesi gli si sono manifestate delle crisi con irrigidimento delle braccia e delle gambe ed una smorfia del viso che durano pochi secondi, ma alcune volte gliene venivano anche, al massimo, dieci una dopo l'altra, soprattutto appena sveglio e nel tardo pomeriggio. Gli abbiamo fatto fare due elettroencefalogrammi (uno da sveglio e uno mentre dormiva) ed il neurologo ha escluso al 99% l'epilessia, dicendoci che poteva essere qualcosa che faceva per attirare l'attenzione. Tengo a precisare che non tutti i giorni gli venivano. All'inizio del nono mese di vita queste crisi sono andate a sparire e solo due giorni orsono sono riprese. All'inizio del nono mese gli sono cresciuti anche i primi due dentini. Il pediatra di mio figlio invece sostiene che queste crisi si chiamano "spasmi affettivi". Io sono molto in ansia per mio figlio e mi piacerebbe sapere se è una cosa normale che lui fa e che poi andrà a scomparire con la crescita, se è il caso di preoccuparmi oltre, se può essere associata alla comparsa dei denti, o quant'altro. Preciso in ultimo che il mio bimbo comunque non perde conoscenza durante le crisi, e che la sua crescita è normalissima.

Riguardo la domanda posta, e cioè se sia "normale" o meno e se sia il caso di preoccuparsi, confesso di avere un po' di imbarazzo nel rispondere poiché di solito simili questioni richiedono sempre almeno tre, quattro osservazioni in tempi separati. Quindi rispondere adesso è un po' come operare delle ipotesi generali ed in questo senso le parlo delle riflessioni che ho fatto leggendo la sua domanda. Prenderei certamente in considerazioni i seguenti elementi.

Definizione di spasmi affettivi

Movimenti di irrigidimento del bambino scatenati spesso da dolori acuti e/o pianto in ragione di varie frustrazioni con arresto del respiro e breve perdita di coscienza.

L'età di insorgenza è tra i 6 - 8 mesi ed i 3 anni. Se ne distingue una "forma asfittica" in cui, spesso durante il pianto, si ha un progressivo aumento dei singhiozzi con apnee intervallari sempre maggiori fino ad un arresto del respiro, cianosi, perdita di coscienza, ripresa automatica (cioè senza interventi esterni tipo schiaffi ecc.) del ritmo respiratorio, risveglio; ed una forma non cianotica di tipo lipotimico-sincopale, più spesso ad insorgenza secondaria ad un dolore acuto.

In entrambe le forme l'EEG deve essere assolutamente negativo (ricordo che nel bambino l'EEG deve essere fatto in sonno per avere delle informazioni attendibili, tanto più quanto il bambino è piccolo). Nella mia pratica accoppio spesso, e tanto più il bambino è grande, una routine ematica di primo livello, un ECG, una consulenza ORL ed Oculistica.

Una età "ansiosa"

L'età tra gli 8 ed i 10 mesi è l'età in cui si manifesta la cosiddetta "angoscia per l'estraneo", cioè un comportamento di ansia che può prendere varie forme di espressione, compresi gli spasmi affettivi e/o, più spesso, il semplice pianto alla vista di persone diverse dai familiari.

Questo comportamento è dovuto alla prima consapevolezza che ha il bambino riguardo la sua individualità e quindi separatezza dalla madre. Coincide a livello cognitivo con la capacità di ritrovare un oggetto nascosto alla vista. E' una fase normale ed un comportamento normale; inizio della dentizione: spesso questo periodo è un altro marcatore della evoluzione affettiva del bambino. Segna le prime frustrazioni nella relazione con il seno materno e non a caso spesso coincide con lo svezzamento definitivo (un altro momento in cui il bambino sperimenta il No e la difficoltà alla realizzazione dei suoi desideri).

Dentizione che sicuramente costituisce un momento di dolore e spesso di dolore acuto e pianto intenso (favorenti gli spasmi affettivi); è già stato contattato un neurologo ed il pediatra di famiglia ma "la madre" continua ad essere in ansia... mi si conceda la licenza, forse perché non è stato ascoltato un neuropsichiatra infantile ... più seriamente, penso che su questi disturbi debba essere il pediatra ad indirizzare eventualmente la famiglia (non il solo bambino) per approfondire la diagnosi ed eventualmente attivare i presidi opportuni.

Non penso che indicazioni tipo "deve attirare l'attenzione" possano essere risolutive, poi magari una madre iperprotettivo-ansiosa diventa una madre indeciso-preoccupata perché è stata lasciata sola con i suoi problemi e nessun tecnico l'ha aiutata ad indirizzarsi verso il comportamento più adeguato per il bambino.

Quindi in conclusione mi sento di dire che, acquisite queste, spero utili, nozioni, lei possa tornare dal suo pediatra e magari ampliare la discussione oppure farsi inviare ad un collega neuropsichiatra infantile che sicuramente ha sia le competenze per valutare la parte neurologica (EEG ecc.) che la parte relazione, che è non meno importante.

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