Il bambino col costume blu aveva camminato per almeno un chilometro di spiaggia. Adesso era fermo davanti a quella casa con tutte le porte e finestre chiuse. Non c'erano i giocattoli di Maria in giardino. Non c'era più l'amaca tra i due alberi. Il bambino si girò allora verso il mare, che era calmo e viola, e si mise a sedere. Disegnava con un bastoncino nella sabbia, per non pensare. La bambina sbucò all'improvviso da dietro una cabina. Lanciò un urlo che nelle sue intenzioni era terrificante.
- Preso!
- Scema - disse il bambino, contento.
Lei prese la rincorsa, saltò e atterrò con una scivolata sui talloni, riempiendolo di sabbia.
- Fatto paura, eh, generale Arturo?
- Ti avevo visto…
- Ma che visto! Ti guardavi intorno che sembravi uno scemo. Facevi così, guarda…
E Maria mimò Arturo Perplesso Davanti alla Casa Abbandonata sul Mare.
- Per forza, ho visto tutto chiuso.
- Stiamo partendo - disse Maria facendo volare la sabbia col piede. - Il nonno non ce la fa… Insomma non gli fa bene stare qui, il dottore ha detto che è meglio riportarlo a casa.
- E quando partite?
- Stasera. Non vedi? È tutto chiuso ormai. Già fatte le valigie.
- E i gatti?
- Oh, quelli ritorneranno nel giardino della vicina. Sono furbi.
Il bambino si alzò in piedi anche lui, ci pensò un po' su e si mise con la testa puntata nella sabbia per fare la verticale. Poi ci rinunciò.
- Cosa fai, generale Arturo?
- Siete sicuri che dovete proprio partire? - disse il bambino. Con la testa piena di sabbia sembrava un manichino di negozio.
- Certo che dobbiamo.
- Ma l'estate non è ancora finita. C'è ancora sei giorni di agosto, tutto settembre e ottobre.
- Ottobre non è più estate. E poi è per il nonno. Ha detto che vuol morire nel suo letto.
- Anche qua c'è il suo letto - disse il bambino.
- Nel suo di città. È molto stanco. Ieri notte è stato male e ho dovuto tenergli su la testa mentre la mamma gli dava le gocce. È magro, non pesa niente. Era come tener su la testa di un gatto.
Il bambino sembrò sovrapensiero. Si scrollò un po' di sabbia dai capelli e guardò verso il mare.
- Allora partite per tuo nonno.
- Si.
- E se tuo nonno guarisce, resterete?
- Credo di si.
Il bambino sorrise.
- Io posso non far morire tuo nonno.
- Bum!
- Ti giuro. L'ho già fatto con mio nonno l'anno scorso. Gli era venuta la febbre altissima. Il dottore scuoteva la testa. Allora il nonno ha voluto vedermi. Mi teneva la mano nella sua. Poi mentre stavo per andare via, mi ha chiesto un bicchier d'acqua. Io non sono stato attento e gliel'ho versato quasi tutto addosso. Lui ha riso e dopo è guarito.
- Chi l'ha detto?
- Te lo dico io. Il giorno dopo stava già meglio. Una settimana dopo lo abbiamo portato in montagna e voleva farsi una passeggiata appena sceso dalla macchina. Ha mangiato un gran piatto di ciliegie già la prima sera. E ha detto alla mamma : vedi, è stato Arturo col suo bicchiere d'acqua che mi ha guarito.
- Tu sei tutto matto.
- Proviamo - disse il bambino - lasciami provare…
La bambina guardò la casa. Non vide la macchina dei genitori sul lato del garage. Prese per mano Arturo.
- Andiamo - disse.
 

STEFANO BENNI, scrittore e giornalista, è nato a Bologna nel 1947; ha esordito nel mondo della narrativa con il romanzo di fantascienza Terra, al quale seguirono Comici spaventati guerrieri, Il bar sotto il mare, da cui è tratto questo brano, e il libro per bambini I meravigliosi animali di Stranalandia.

Questo racconto sembra quasi una favola. Quando Arturo scopre che la sua compagna di giochi deve partire a causa della malattia del nonno, non si arrende: la bella amicizia che lega Arturo alla bambina e a suo nonno, nata sulla spiaggia durante l'estate, non può finire. Per i piccoli protagonisti la morte ha qualcosa di magico, di misterioso, è sospesa tra fantasia e realtà, e contro di essa si può intervenire con formule e riti magici. Il candore della loro convinzione è contagioso, e alla fine, forse anche il lettore più disincantato si lascia coinvolgere nella speranza che l'amore e le semplici certezze dei bambini possano condurre ad un lieto fine.