Da quando mio figlio di cinque anni e mezzo ha assistito, per caso, ad una rappresentazione di Indiana Jones, in cui improvvisamente appare una mummia, non riesce più a dormire da solo. Ha paura dei mostri e del buio. Siamo praticamente disperati in quanto le abbiamo provate tutte: con le buone e le cattive. Cosa ci rimane da fare? La situazione va avanti da due mesi circa.

Rispondo a questi genitori cercando prima di spiegare che cosa possa essersi scatenato in questo bimbo alla vista della "mummia" di Indiana Jones, e poi di esplorare le possibilità sul da farsi.
Le paure fanno parte del mondo dei bambini come altre caratteristiche della personalità e della mentalità infantili: ad esempio, tipiche del bambino in età prescolare sono le forme di pensiero animistico (tutto è vero ed ha una vita) e magico (tutto è veramente possibile e credibile).

Ci siamo quindi in pieno con la fase che sta attraversando questo piccolo di cinque anni. Ognuno poi ha le sue paure individuali, che si radicano nel vissuto personale; certamente, però, la paura del buio e dei mostri è tipica di tutti i bimbi. Nel buio, infatti, tutto può accadere a nostra insaputa, perché noi non possiamo vedere e distinguere bene le cose: perciò un'ombra o uno scricchiolio possono essere forieri di chissà quali spaventevolezze! I mostri poi, per l'appunto, vanno a braccetto col buio, da esso nascono, misteriosi e minacciosi, oppure vi albergano pur se provenienti dal cosiddetto mondo reale (libri, racconti, immagini oppure "l'uomo nero" delle nostre nonne).

Nei mostri e nel buio i bimbi catalizzano e concentrano tutte le loro paure, di essere aggrediti e non potere essere all'altezza, il bisogno di essere protetti e riconfermati dall'affetto dei grandi, ma anche di sentirsi forti e invincibili, e anche abbastanza…cattivi! Perciò in realtà le paure hanno un ruolo positivo. Tutto sta ad elaborarle e riuscire a tradurle in un modo di essere e in uno stile di azione rispetto ai pericoli. Veniamo dunque al caso specifico: probabilmente questo bimbo di cinque anni è stato sempre abbastanza suggestionabile, oppure non aveva mai avuto occasione, non aveva mai ricevuto lo stimolo, di incarnare le sue paure e materializzarle, come ha fatto dopo aver visto l'ormai famigerata "mummia".

Cosa si può, a questo punto, fare? Immagino che i genitori abbiano già provveduto con lucine accese, porte aperte, spiegazioni razionali e rituali affettuosi. Vediamo allora che cosa si può consigliare: il nocciolo del problema è aiutare il piccolo ad esorcizzare e ridimensionare la sua paura ma NON in maniera diretta. Non è insomma come la barzelletta delle amnesie: uno prende una botta in testa e perde la memoria, per cui il dottore gliene dà un'altra e la memoria gli torna!!

La "mummia" deve sparire dai discorsi degli adulti intorno a questo piccolo, deve uscire dalla porta per rientrare dalla cosiddetta finestra: in parole semplici, il bambino deve essere messo di fronte al suo mostro senza che ne abbia paura, tanto da poterlo toccare e cacciare via. Intanto io parlerei con le maestre del bambino, descrivendo loro il fatto e invitandole a lavorarci su con tutto il gruppo classe, sfruttando il rapporto paritario e simmetrico che c'è fra i coetanei.

Ricordo qualche anno fa, quando insegnavo ancora nella scuola materna, che con le mie colleghe progettammo dei laboratori sulle paure infantili: in qualche mese la nostra scuola si popolò di schiere di lupi e branchi di zombie pallidi e sanguinolenti, di racconti terribili inventati da loro stessi. I bambini si rincorrevano, alcuni si attaccavano alle nostre gonne, molti piangevano e dopo filavano via saltellanti e allegri perché… l'avevano buttata fuori!

Un'altra cosa che si potrebbe fare è raccontare a questo bimbo tante storie con eroi positivi che con la loro intelligenza e bontà e con l'aiuto di un mezzo magico (un'animale, un oggetto o una formula magica) riescono a sconfiggere le mostruosità; trovate, cari genitori, insieme al vostro bambino questo mezzo magico, costruite o accompagnatelo a comprare, che so, una spada megagalattica, o un peluche dal musetto buono o ancora inventate una frase buffa, con la promessa che, se gliela sentirete gridare nella notte, non vi stupirete!  Recatevi inoltre in biblioteca o libreria e osservate cosa sceglie, ascoltate cosa dice; c'è del materiale che aiuta a lavorare proprio su queste tematiche.

Per esempio: M. Gomboli, I consigli di Lupo Rosso : ABBASSO LA PAURA!, Ed. Fabbri P. Parazzoli, AIUTO CHE PAURA!, filastrocche scacciamostri, Ed. I girini Bompiani D. Ziliotto - M. Forti, HO PA… PAURA, Ed. Emme A voi grandi, invece, consiglierei: P. Santagostino, COME RACCONTARE UNA FIABA, Ed. L'arte di crescere Demetra

Un'ultima cosa: non voglio che le mie parole ora suonino come una tirata d'orecchie ai genitori (anche se un po' lo sono...) perché comunque i genitori rimangono i primi sensibili osservatori e conoscitori dei loro figli e perciò meritano sempre comprensione e simpatia. Quando ho letto questa richiesta, non ho potuto fare a meno di chiedermi come mai questo bimbo avesse visto un film sicuramente per adulti, con scene sicuramente "forti".

È inutile demonizzare la TV: essa fa ormai parte della vita di tutti e della nostra civiltà. Tanto vale viverla insieme ed inserirla nel progetto educativo delle famiglie: non è un discorso di bollini rossi o gialli. Il discorso è che i bambini hanno bisogno di noi, del nostro filtro, della nostra esperienza, delle nostre spiegazioni, rassicurazioni, della nostra protezione, della nostra presenza, della nostra conoscenza.

Ci sono infatti soggetti più impressionabili ed altri che reggono bene anche allo spettacolo più vomitevole. L'educazione è fatta anche di… regali, e il genitore può dire: questo lo faccio o non lo faccio perché so che tu sei così e non voglio che tu soffra… Tanti auguri di prossime gradevoli e… fortunate visioni!

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