A mia figlia di sette anni è stata diagnosticata una necrosi asettica dell'apofisi calcaneare bilaterale. Il medico curante ha sostenuto che è da curare solo con antidolorifico e che la malattia ed il dolore regrediscono con la crescita. È vero? È una bambina che pratica molto sport. Deve sospendere ogni attività?

Il dolore al tallone nel bambino che pratica attività sportiva, spesso in maniera assidua, è di comune riscontro nella pratica ambulatoriale.

La causa più frequente è data dall'alterazione strutturale del nucleo di ossificazione secondario o posteriore del calcagno (apofisi posteriore del calcagno) descritta da Sever nel 1912. Può essere mono o bilaterale, più frequente nei maschi che nelle femmine (3/1) con età variabile dai 7 ai 15 anni.

Il nucleo di ossificazione posteriore del calcagno compare verso i 6-8 anni e si salda definitivamente verso i 16-18 anni, è molto vascolarizzato e rappresenta la zona di inserzione di strutture muscolo-tendinee importantissime quali il forte tendine di Achille ed i muscoli della pianta del piede, che vengono fortemente sollecitate sia nella normale vita quotidiana che nell'attività sportiva (per es. salire e scendere le scale, cammino su terreno accidentato, correre, saltare, ecc.).

Durante la crescita questo nucleo osteocartilagineo può andare incontro a traumi e a microtraumi, sia diretti, al momento del contatto col suolo del tallone, sia indiretti, attraverso la trazione esercitata sul nucleo stesso da parte delle strutture muscolo-tendinee che vi si inseriscono.

Questi traumi e microtraumi a lungo andare possono determinare delle alterazioni di sviluppo del nucleo con formazione di microematomi (sanguinamenti) che sono all'origine dei dolori e dei disturbi funzionali così spesso lamentati. Non si tratta di una necrosi asettica del nucleo di ossificazione, ma bensì di un'alterazione strutturale di origine traumatica, simile alla malattia di Osgood-Schlatter (che genera dolore alla tibia, proprio sotto la rotula).

In genere si tratta di bambini che praticano un'attività sportiva intensa (calcio, tennis, ginnastica, pallavolo, basket, danza, ecc.), che si lamentano di dolore ad uno o ad ambedue i talloni, che aumenta durante lo sforzo anche banale e diminuisce col riposo e che può irradiarsi verso il tendine di Achille.

La diagnosi è clinica, l'esame radiografico è utile esclusivamente per la diagnosi differenziale, molto rara, con altre lesioni calcaneali (per es. osteoma osteoide, osteite, frattura da fatica, ecc.). Il trattamento consiste prima di tutto nella sospensione dell'attività sportiva per un periodo variabile a seconda della durata della sintomatologia dolorosa: in genere da 3 a 9 mesi.

Si possono utilizzare "talloniere" di materiale morbido ed elastico, di altezza massima di 2 centimetri, all'interno della scarpa, che deve essere confortevole, con lo scopo di alleviare lo "stress" calcaneare. La guarigione avviene praticamente sempre seguendo queste semplici norme, ma non si è in grado di quantificare il tempo di guarigione, che può variare da pochi mesi a 2 anni. La pazienza è quindi il miglior trattamento.