Qualche giorno fa è comparsa, su un quotidiano di grande rilevanza nazionale, una lettera di una mamma che chiedeva consigli medici per l’ipertrofia adenoidea del proprio figlio. L’esperto chiamato in causa, pediatra universitario, documentando le sue argomentazioni con le ultime evidenze scientifiche a livello mondiale, concludeva in modo perentorio che le terapie chirurgiche potevano essere sostituite, tranne casi estremamente rari, da terapie cortisoniche nasali continuative per molti mesi. Questa affermazione ha suscitato un intenso dibattito tra gli addetti ai lavori (otorini, omeopati, farmacologi), ognuno dei quali sosteneva il proprio differente punto di vista, diagnostico, terapeutico e farmacologico, con altrettanti dati scientifici o con motivazioni cliniche anch’esse non contestabili. Credo che di fronte a queste risposte, sicuramente qualificate e motivate, una mamma (o un papà, ovviamente) si possa sentire confusa ed un po’ a disagio, non riuscendo bene a capire chi abbia ragione e, soprattutto, cosa debba fare se il proprio figlio si trovasse con questo problema da risolvere.

L’ipertrofia delle adenoidi è molto comune tra i bambini soprattutto nell’età della scuola materna, provoca sintomi fastidiosi (respiro russante, ostruzione nasale) soprattutto notturni, e spesso durante la stagione invernale, accoppiata a fatti infiammatori delle prime vie respiratorie, peggiora dando ed anche complicazioni fastidiose (otite, sinusite) ed anche possibili abbassamenti transitori dell’udito dovuti a fatti catarrali connessi all’ostruzione nasale ed all’anatomia delle tube timpaniche. I quadri clinici dell’ipertrofia adenoidea sono quindi molteplici e richiedono un percorso di prevenzione, diagnosi e terapia individualizzato per ogni singolo bambino. Sicuramente molte ricerche sono state fatte per trovare la soluzione migliore per questo problema, ma queste non possono automaticamente essere valide per tutti i bambini. Ecco qui il grave errore di molti esperti o luminari che, secondo me, pretendono di generalizzare i dati scientifici, astraendosi dalla conoscenza del singolo caso clinico, dall’esperienza che si matura sul campo curando giorno per giorno i bambini e cercando di capire tramite il colloquio con le loro famiglie quale può essere l’intervento più adatto all’età del bambino, meno dannoso per il suo fisico, meno traumatico per la sua psiche.

Proporre per l’ipertrofia adenoidea una terapia continuativa con cortisone per 6 mesi, se da un lato può “asciugare” le adenoidi, dall’altro quali effetti collaterali può avere? Quali danni a livello locale o generale può dare? E’ preferibile sempre una terapia di questo tipo rispetto a terapie fisiche, inalatorie, climatiche, che possono essere utili a portare il bambino ad un età (5-6 anni) in cui il tessuto linfatico di questi organi inizia decisamente a ridursi fisiologicamente? Penso che il pediatra curante del bambino possa e debba essere la persona più indicata per rispondere a queste domande ed a indirizzare il suo piccolo paziente e la sua famiglia verso soluzioni terapeutiche appropriate e condivise. Il pediatra di famiglia conosce il bambino dalla nascita, sa quali sono i suoi problemi specifici e, grazie alla sua esperienza clinica, ed eventualmente con l’aiuto di altri specialisti di sua fiducia, potrà aiutare la famiglia a scegliere la strada migliore per affrontare e risolvere il problema.

Quindi ascoltiamo il parere degli esperti e dei grandi medici, parliamone con il nostro medico curante (sia esso pediatra o medico di medicina generale) e fidiamoci di lui, della sua esperienza nella cura e nell’attenzione quotidiana per la salute dei suoi pazienti. dicembre 2008 Vuoi dire la tua? SCRIVI A MAMMAePAPA.it