Siamo i genitori di Valeria, una bimba di 3 anni e sette mesi operata a fine giungo 97 per la ricostruzione dell'uretere destro con metodo "COHEN" dopo che una cistografia (20/5/97) aveva evidenziato un reflusso renale destro di terzo grado e una scintigrafia renale (27/5/97) una dimensione del rene destro inferiore a quello sinistro. La bambina é in terapia antibiotica a bassa dose serale dal dicembre 96, allorquando é stata diagnosticata una infezione alle vie urinarie con febbre 39/40 gradi. Una settimana fa abbiamo eseguito la cistografia di controllo, dalla quale é risultato assente il vecchio reflusso destro mentre é comparso un reflusso renale sinistro di terzo grado (.....questo significa che il rene sinistro si sta danneggiando?). Ci hanno parlato del metodo "STING" come soluzione tampone per il reflusso renale sinistro ora manifestatosi. Vorremmo sapere cosa ne pensate e cosa ci consigliate di fare? Inoltre in caso di prolungamento della terapia antibiotica serale sarebbe possibile, in alternativa, utilizzare una cura omeopatica?
Nel caso di Valeria è importante innanzitutto valutare per quale ragione è comparso il reflusso controlaterale a poca distanza dall'intervento chirurgico di reimpianto ureterovescicale dx sec. Cohen. Si possono avanzare delle ipotesi:
- il reflusso sinistro era già presente prima dell'intervento chirurgico ed è sfuggito al primo esame cistografico;
- l'intervento chirurgico può avere determinato squilibri funzionali e/o anatomici a livello dello sbocco ureterale sinistro;
- una possibile causa di reflusso sono le contrazioni instabili del detrusore (fisiologiche peraltro a questa età entro certi limiti).
Questa ultima ipotesi può essere verificata mediante cistomanometria, che in questa fascia di età deve essere eseguita da specialisti qualificati (chirurghi pediatri esperti nel settore). Qualora quest'ultimo esame ponga diagnosi di disfunzione vescicale, si dovrà optare per una terapia medica specifica. Qualora viceversa l'esame risulti normale per l'età, dovrà essere eseguita in anestesia generale la cistoscopia, con possibilità di eseguire "STING" qualora la situazione anatomica locale lo consenta. Nel frattempo:continuare profilassi e controlli urinari. Per i non addetti ai lavori, il metodo Sting consiste nell'iniettare, durante una cistoscopia-endoscopia in narcosi, una sostanza riassorbibile o non riassorbibile nella parete delle vascica al di sotto dello sbocco ureterale, per determinare un allungamento del tratto sottomucoso della giunzione uretero-vescicale al fine di modificare la situazione anatomica e quindi funzionale.
Le valutazioni di cui sopra sono limitate dalla mancata presa visione della documentazione radiologica, dalla mancanza di alcuni dati della storia di Valeria. Se per esempio Valeria non avesse più presentato infezioni si può prospettare anche la possibilità di un trattamento conservativo. Del trattamento omeopatico non ho alcuna esperienza.
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