Vorrei sapere se io e mio marito facciamo bene a non farci problemi a spogliarci davanti a nostra figlia. Adesso ha quattro anni e per lei vederci nudi è una cosa normale. L'unico piccolo problema è che spesso vuole toccare, per gioco, il sesso del padre. Il nostro comportamento è giusto o stiamo sbagliando? E come dovremo comportarci in futuro quando nostra figlia sarà più grande?

Intanto, una premessa. Per quanto riguarda lo sviluppo della sessualità nell'età evolutiva ci si riferisce normalmente al modello psicanalitico di Sigmund Freud che individua cinque stadi di maturazione:

  • 0-1 anno: stadio orale (suzione);
  • 2° anno: stadio anale (ritenzione-emissione di feci);
  • 3-5 anni: stadio fallico (autoesplorazione genitale, masturbazione, esplorazione genitale reciproca);
  • 6-11 anni: stadio di latenza;
  • adolescenza: stadio genitale (bacio, giochi erotici, coito).

Nella prima fase o "orale", la ricerca del piacere si concentra sulle labbra e il cavo orale, la suzione provoca la stessa espressione di beatitudine di quando il bimbo succhia il seno materno: il bambino succhia per il proprio piacere.

Nello stadio detto "anale", 2° anno, il bambino viene educato alla pulizia e impara a non bagnarsi e sporcarsi, può provare piacere a liberarsi del prodotto fecale (eliminazione), sia dilazionandolo che indugiando nella tensione, sviluppa un interesse per le proprie feci, cerca di toccarle, di giocarci e di portarsele alla bocca.

Nella fase detta "fallica", dai 3 ai 5 anni, il bambino comincia ad interessarsi ai suoi genitali, la cui manipolazione provoca piacere; diventa inoltre consapevole della differenza tra i due sessi e, sentendosi attratto dal genitore di sesso opposto, sviluppa pensieri di rivalità verso il genitore dello stesso sesso (complesso di Edipo). È lo stadio in cui il bambino esibisce la sua nudità e osserva i genitali degli altri bambini o dei genitori. Questo stadio è molto importante per lo sviluppo affettivo, che deve essere considerato come la ricerca di un equilibrio tra le esigenze interne e quelle determinate dall'ambiente in una relazione reciproca incessante. Questa relazione è determinante per lo sviluppo della personalità, all'inizio la relazione è duale poiché il bambino non si distingue dalla madre che è la principale fonte per soddisfare i propri bisogni fisiologici, e quindi fino alla fine del secondo anno la dipendenza dalla madre è totale. Dal terzo anno il bambino si apre all'ambiente e soprattutto rivolge il suo interesse verso il padre, fino ad allora emarginato dalla relazione duale. L'attaccamento al padre stabilisce la relazione triangolare cardine del conflitto edipico.

Nello stadio di "latenza", dai 6 anni alla pubertà, il bambino è consapevole di non poter interrompere la relazione tra madre e padre e volge le sue tensioni psichiche verso l'esplorazione del mondo, verso il rapporto con i coetanei, sopratutto dello stesso sesso, ma non ha comportamenti di tipo "sessuale".

Nello stadio "genitale", adolescenza, il bambino che già nella fase fallico-edipica aveva identificato la propria sessualità, arriva alla maturazione sessuale fisica e psichica dirigendo la propria ricerca e il proprio coinvolgimento affettivo nella scelta del partner di sesso opposto.

Il sentimento di naturalezza, serenità, senza connotati di "morbosità, dell'atteggiamento dei genitori nei confronti della percezione corporea (nudità) e l'educazione allo sviluppo sessuale (conoscendone i presupposti sopraccitati) costituiscono la base per la costruzione di una buona affettività e di una personalità matura.

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