Sono la mamma di una bimba nata con una cardiopatia. Ora ha tre anni e mezzo e fra un po' di tempo dovrà essere ricoverata per fare un cateterismo di controllo e poi dovrà subire l'ultimo intervento di correzione. Come debbo fare a prepararla. Premetto che la bimba è molto sveglia e fa molte domande. Rimarrà traumatizzata da ciò che le faranno e da quello che vedrà intorno a lei?

Gentile Signora, quando un genitore si deve rapportare con la malattia di un bambino è inevitabile che si ponga la domanda di come egli viva la condizione di malattia, ed è altrettanto necessario che si chieda come percepisce e vive la sua corporeità malata. Non so se l'argomento legato alla cardiopatia della bambina e l'esperienza del cateterismo di controllo sia già stato affrontato con lei ed eventualmente in quali termini. Comunque ciò che è di importanza primaria è che con lei si affronti anche il concetto di paura che è legato a tutto ciò che sta vivendo.

Ci sono alcune modalità di comportamento che permettono ad un genitore di "ascoltare" quanto ha da comunicare un bambino che vive un'esperienza di questo tipo e che consentono di capire come si percepisce non solo da un punto di vista corporeo, ma anche quale paura deve comunicare.
Spesso, questi bambini cercano con insistenza un contatto corporeo con la madre, hanno la necessità di ricreare un rapporto simbiotico indispensabile per la loro stessa sopravvivenza, ma altrettanto spesso sono aggressivi e la madre stessa diventa il bersaglio di questa aggressività. Sovente ricorrono al pianto, ma nello stesso tempo si trincerano dietro un assoluto mutismo che impedisce qualsiasi tipo di comunicazione. Addirittura si isolano da giocattoli che in un altro momento sarebbero graditissimi.

Quindi i genitori devono favorire nel bambino il contenimento di angosce, paure e dolore fisico e ciò per consentire che egli si possa riappropriare del proprio corpo in tutta la sua unità. Probabilmente questo sta succedendo anche alla Sua bambina, pertanto è necessario comprendere i suoi stati d'animo, le sue paure, ma anche le sue fantasie, le sue ansie. Certo, questo non è sempre facile, ma l'osservazione della Sua bambina dovrebbe darLe degli elementi utili per capire. Il gioco, la fiaba o il disegno, sono modalità utilissime per entrare in questi stati d'animo che sono propri di un bambino e di come egli si percepisce.

L'ausilio del gioco e di oggetti che permettono una manipolazione consentono alla piccola malata di scaricare la sua aggressività. Quindi l'energia aggressiva, che inizialmente si presentava negativamente, può essere incanalata e trasformata in modo creativo. Per mezzo del gioco emergono due realtà della bambina: quella esterna e quella interna. Lei esprime le emozioni, i suoi desideri, i suoi sogni, ed è proprio il gioco che le permette di esprimere il trauma della malattia e la paura che da essa deriva. Attraverso il gioco può proiettare su altri la sua paura e quindi anche di rivedere il momento traumatico.

È sempre il gioco che le permette di volare nel mondo fantastico, di staccare con la realtà dolorosa, di assumere un ruolo diverso dall'attuale, ma anche di divertirsi. È il gioco che le consente di assimilare, accomodare e modificare questa situazione spiacevole a suo piacimento, e questo le permetterà di entrare in contatto anche con la sua parte "non sana" e di accettare questa convivenza senza disgregare la sua piccola identità La fiaba ha la capacità di liberare le sue paure e permette di uscire momentaneamente dalla realtà per trovarsi nel mondo fantastico, illimitato. Ed è questo mondo fantastico, che per un bambino non ha limiti, che le permette di instaurare una relazione positiva con coloro i quali la seguono, durante l'esperienza di malattia.

Leggere per volare lontano dall'ospedale, dalla cardiopatia, dal cateterismo, almeno con l'immaginario, è possibile. Attraverso il disegno può rappresentare la sua malattia, la può colorare, trasformare, può portare su carta l'ansia, la paura. Tramite il disegno può prendere coscienza di ciò che sta vivendo, può farne conoscenza. È importante che la Sua bambina possa esprimere questo suo mondo interiore, magari percepito in modo disgregante, ma è comunque fondamentale che la sua malattia in qualche modo venga espressa, accettata, affinché reagisca in modo positivo e le sue sofferenze vengano alleviate. Questo potrà evitare il trauma che deriva generalmente da un percorso di sofferenza e le permetterà anche di parlarne serenamente.

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