La scorsa estate mi è capitato di scorgere mio figlio di sei anni intento a giocherellare con l'ago di una siringa usata, sulla spiaggia, a pochi metri dal nostro ombrellone. Il bambino utilizzava la siringa per scavare il terreno e mi ha garantito di non essersi punto; lui dice di non averla riconosciuta in quanto priva della sua parte graduata. L'immenso panico che mi ha colto nel vedere la scena è stato sedato dall'intervento di un infermiere che ha assistito al fatto, il quale lavorava nell'ospedale antistante. Questi mi ha informato che il virus dell'Aids rimane vivo e infettivo per massimo un'ora all'aperto. Essendo mezzogiorno, trovandoci noi in spiaggia dalle 9.00 e i bagnini addirittura dalle 8.00, mi sono quindi calmata in quanto sicuramente l'abbandono della siringa era antecedente. Ora sono trascorsi sei mesi e certe volte mi domando se quell'informazione era giusta. Sarebbe utile per noi genitori avere esatte informazioni sul contagio da siringhe infette: indispensabile il contatto ago/sangue, quindi una puntura, oppure ci si può infettare anche mettendo semplicemente le mani sul dorso della siringa? Devo sottoporre mio figlio, che sta benissimo, ad un esame del sangue oppure accantonare questo fatto definitivamente?

Bravo l'anonimo infermiere, merita una lettera di ringraziamento. Ha dimostrato professionalità e competenza comunicando informazioni corrette e risolvendo il problema sul posto. Lei desidera in ogni modo un approfondimento del problema, perciò esamineremo insieme quali sono i rischi di contrarre una qualsiasi infezione attraverso la puntura accidentale con aghi abbandonati nella comunità. Premesso che talora queste siringhe non sono state usate da tossicodipendenti e che non tutti loro sono portatori di malattie infettive, facciamo un elenco delle possibilità: Infezione della ferita da germi comuni: un'accurata pulizia locale e un'adeguata disinfezione sono di solito sufficienti.

E' opportuno far visitare il bambino dal pediatra se nei giorni successivi la ferita si presentasse gonfia, arrossata o dolente.

  • Tetano: un pericolo da tenere presente per qualsiasi ferita, però se le vaccinazioni sono state eseguite regolarmente non esiste alcun problema
  • Epatite B: è dovuta ad un virus abbastanza resistente, e il contagio è possibile anche in assenza di residui ematici evidenti. Il problema sussiste solamente se il bambino non ha eseguito la vaccinazione contro l'epatite B. In questo caso, infatti, sono previste la somministrazione di gammaglobuline specifiche e l'inizio della vaccinazione immediatamente dopo l'incidente.
  • Epatite C: il virus responsabile di questa forma di epatite resiste poco all'essiccamento e ad un ambiente ostile perciò è improbabile che l'incidente descritto possa essere pericoloso. Non esiste una terapia preventiva.
  • Infezione da HIV: come giustamente le ha detto l'infermiere il virus responsabile dell'AIDS molto difficilmente resiste vitale e infettante nella situazione descritta. Il rischio di contrarre l'infezione sarebbe trascurabile anche se il bambino si fosse punto o se avesse presentato delle ferite sulla mano. Sicuramente non vi è indicazione ad eseguire una qualsiasi profilassi. Nel caso di suo figlio, quindi, le modalità dell'incidente escludono, alla luce delle attuali conoscenze, la possibilità della trasmissione di infezioni.

Si può toccare una siringa con le mani? La pelle sana rappresenta un'efficace barriera contro il passaggio delle infezioni. Teoricamente non vi sono rischi a toccare con le mani nude un siringa abbandonata per strada. Non è possibile, però, escludere la presenza di piccole ferite o abrasioni non evidenti che, interrompendo la continuità della pelle, permettono ai virus di penetrare nel nostro organismo. Molto spesso non sappiamo da quanto tempo la siringa è stata abbandonata. Concludendo è opportuno adottare delle precauzioni per maneggiare questo materiale: è sufficiente indossare dei guanti o usare degli strumenti per la raccolta se vi è il rischio di ferirsi. Devo sottoporre mio figlio ad esami del sangue? Non è necessario che suo figlio faccia delle analisi.

Un solo motivo potrebbe rendere opportuno il dosaggio degli anticorpi contro il virus dell'epatite C e dell'AIDS: la sua ansia persiste nonostante le spiegazioni ricevute. A volte la paura è più forte della ragione. In questo caso, d'accordo con il suo pediatra, potrebbe associare questi accertamenti ad altri esami che si rendessero necessari per altri motivi. Il tempo ormai trascorso garantisce una risposta definitiva (come lei saprà il test per l'AIDS può essere negativo se eseguito troppo presto rispetto al presunto contagio). Sperando di aver chiarito i suoi dubbi le invio cordiali saluti.