Alla fine del terzo mese, il grappolino di cellule che teneva in collegamento il feto alla parete dell’utero si moltiplica e si trasforma in un dischetto spugnoso che copre circa un quarto dell’utero. E’ la placenta, l’organo da cui dipendono i contatti madre–figlio per tutta la gestazione e la produzione di alcuni ormoni essenziali per la gravidanza.  Essa si ingrandirà e ispessirà parallelamente alla crescita del bambino.

Il feto non respira, dunque gli deve arrivare l’ossigeno necessario dal sangue della madre. E non ha modo di espellere all’esterno l’anidride carbonica e gli altri residui, dunque deve scaricare queste sostanze nel sangue materno.
La placenta è il filtro che permette al sangue della madre di cedere il suo ossigeno e le altre sostanze chimiche al sangue del bambino. Una grossa vena corre dalla placenta lungo il cordone ombelicale: da qui il sangue ossigenato va ad irrorare tutti i tessuti fetali.
Poi il sangue viene ripompato dal cuore del bambino attraverso due arterie fino alla placenta, dove scarica le sostanze di scarto e viene riossigenato, e così via.

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