Mia figlia Federica di poco più di un mese è stata vaccinata di epatite B poche ore dalla nascita (purtroppo io sono portatrice sana del virus). La seconda vaccinazione le è stata fatta qualche giorno fa e ci sarà una terza tra circa cinque mesi. Che conseguenze avrà in futuro? Altra domanda: in ospedale mi è stato detto di fare attenzione che nessuno venga a contatto con le feci o urina della bimba. E' possibile che si possa trasmettere la malattia?

La vaccinazione contro il virus dell'epatite B viene sempre eseguita alla nascita nei bambini nati da madre HbsAg positiva (con tale termine si indica una persona che presenta una forma cronicizzata di epatite B o, in gergo famigliare, la cosiddetta portatrice sana del virus).

La prima dose di vaccino viene praticata ancora in ospedale insieme ad una somministrazione di immunoglobuline specifiche (in altre parole di anticorpi) contro il virus epatite B. L'associazione della vaccinazione e delle immunoglobuline è in grado di prevenire efficacemente l'infezione nel neonato: meno del 10% (e in media circa il 3%) dei figli di madre portatrice, sottoposti ad un completo ciclo vaccinale alla nascita, sviluppano un'infezione cronica da virus dell'epatite B.

L'immunoprofilassi somministrata a figli di madre HbsAg positiva non solo previene la trasmissione del virus nel periodo neonatale, ma permette anche di prevenire il possibile contagio intra-famigliare nei primi anni di vita. Infatti, meno dell'1% di tali bambini vaccinati alla nascita e che hanno sviluppato una significativa risposta anticorpale presentano poi un'epatite B cronica nel corso dei primi 5 anni di vita.

Lo schema vaccinale prevede in tutto tre somministrazioni: alla nascita, al 1° mese e al 6° mese. Esiste anche un altro schema vaccinale che prevede quattro dosi (alla nascita, a un mese, a due mesi e a 11-12 mesi di vita), che però non sembra fornire una protezione migliore dello schema base a tre dosi.

Il virus dell'epatite B è stato isolato nel sangue, nello sperma, nelle secrezioni vaginali, nelle lacrime, nel sudore, nella saliva, nel latte materno e, seppur raramente, nelle feci, ma gli studi hanno dimostrato che le possibili vie di trasmissione sono soprattutto attraverso il sangue e i rapporti sessuali e, in minor misura, attraverso la saliva.

La possibilità che si possa verificare un contagio tramite le feci o le urine di sua figlia è virtualmente inesistente, sia perché, come già detto, attraverso tali vie è molto difficile contrarre la malattia, ma soprattutto perché proprio la immunoprofilassi eseguita in ospedale ha ridotto a percentuali bassissime il rischio che la bimba abbia contratto la malattia e che possa quindi trasmetterla.

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