Ho un bambino che ha compiuto sei anni da pochi mesi ed ha iniziato la scuola. Il suo problema è che ha difficoltà nella scrittura e nel disegno (cioè scrive in modo molto irregolare ed a volte incomprensibile), disegna storto, a volte piccolo e non riesce molto bene a ricopiare. Mi hanno detto che, come modo di scrivere, è paragonabile ad un bimbo di quattro anni e mezzo (per quanto riguarda l'intelligenza è normalissimo) e che è un problema di spazialità che può essere corretto con degli esercizi appositi. É vero?

Caro genitore, leggo con interesse la sua lettera e credo che una situazione di allarmismo sia precoce. Siamo a marzo e quindi in fase intermedia dell'anno scolastico: le difficoltà che un piccolo di sei anni vive nel passaggio dalla scuola degli spazi aperti, del gioco e dell'esplorazione (la scuola dell'infanzia appunto) alla scuola della "sediolina", degli apprendimenti che spesso corrono dietro ai programmi sono soggettive e in genere passeggere.

Non sono d'accordo sul paragonare le scritture dei bimbi ad anni precedenti, né considerarne tale l'evoluzione degli apprendimenti in generale: dapprima escluderei, con un'accurata visita oculistica, una difficoltà visiva che potrebbe creare disagi nello scrivere e nel disegnare e, in generale, nell'orientarsi adeguatamente nello spazio grafico "ridotto" del foglio.

L'intelligenza del bambino mi dice essere normalissima, quindi questo la deve rassicurare sul fatto che si tratta di un problema legato ad una forma di apprendimento, ma direi ad una tecnica ancora da acquisire ed interiorizzare in modo completo.

Le difficoltà nello scrivere, nel leggere e nell'operare con i numeri all'ingresso della scuola elementare possono essere consequenziali a diversi fattori. Per primo aver sviluppato una buona acquisizione dei concetti motori nella scuola dell'infanzia aiuta ad orientarsi positivamente, negli anni successivi, nello spazio grafico. Un piccolo dai tre ai sei anni, che precedentemente ha frequentato la scuola materna, ha a che fare in questo contesto con giochi vissuti con il corpo, con/in lo spazio e con/in il tempo.

Passando dalla fase del corpo vissuto, a quella del corpo percepito a quella del corpo rappresentato i bambini imparano, gradualmente e attraverso una metodologia ludica, a vivere, percepire e rappresentare adeguatamente lo spazio. Se questa fase non precede l'ingresso alla scuola elementare disagi di grafia sono leciti e, pertanto, occorre un tempo di maturazione personale per il bambino per promuovere il raggiungimento di quelle tappe che sono propedeutiche all'attivazione di precisi apprendimenti. Questo rappresenta uno degli aspetti che incide significativamente sulle tecniche di scrittura e lettura e sui loro apprendimenti.

Un altro aspetto che cura in modo peculiare la relazione tra lo scrivere e il leggere alla scuola elementare è quello relativo al mondo affettivo del bambino: un'affettività caratterizzata da serenità nel contesto familiare e scolastico, un'emotività vissuta con consapevolezza aiuta i piccoli a crescere nell'attenzione da porre al lavoro didattico e nella cura a svolgerne il compito.

É molto frequente la situazione in cui disagi di tipo affettivo/emotivo condizionino significativamente gli apprendimenti, caratterizzandone pertanto veri e propri campanelli di allarme che, diagnosticati, permettono ai docenti e alla famiglia di operare per rendere il percorso quanto più sereno possibile e sempre più ricco di esperienze.

Da studi sviluppati sullo sviluppo psicomotorio del bambino emerge che l'interiorizzazione dei concetti topologici (sopra/sotto, avanti/dietro, ecc.) e dell'orientamento spazio-temporale viene funzionalmente favorita da un buon ambiente psicologico ed affettivo: bambini con difficoltà di lateralizzazione (uso adeguato e predominante di un emilato rispetto all'altro) spesso hanno esperienze carenti di tipo affettivo, relazionale e psicologico.

Infine, come accennato all'inizio, difficoltà visive hanno una automatica ricaduta su alcuni tipi di apprendimento, quelli appunto che stiamo trattando. In ogni caso è possibile aiutare un bambino a vivere la spazialità in modo corretto, stimolante e sicuro: la predisposizione di un ambiente sereno ed accogliente prima di cominciare ogni attività è la condizione necessaria per promuovere significatività agli apprendimenti.

Usare il colore, predisporre nello spazio-studio pareti addobbate a tema e con disegni, attaccare ai muri i primi traguardi raggiunti dal piccolo nelle schede di verifica o nel disegno libero, rappresentano un primo passo per continuare ad esercitarsi verso l'apprendimento della spazialità /della temporalità circoscritte al foglio.

Giocare con puzzles (cominciando da un numero ridotto di pezzi e prediligendo i personaggi amati dal bambino), ordinare insieme sequenze colorate (per esempio ritagliate da giornali o create con disegni prestampati), ricalcare percorsi nello spazio/aula (prima col corpo, correndo, saltando, strisciando) e poi percorsi su spazi grafici che riducono con gradualità le loro dimensioni (da striscioni a fogli più piccoli) sono tutte attività che aiutano, intorno ai sei anni, a recuperare la spazialità.

Accanto a questi esercizi occorre favorire il supporto costante dell'esperienza motoria, attraverso giochi all'aperto, giochi cantati, giochi di gruppo, individuali allo specchio: vivere col corpo i concetti di orientamento, di coordinazione dinamica generale, di coordinazione oculo-manuale, di lateralizzazione è propedeutico all'orientamento nel foglio.

Solo percependo tali concetti su di sé, sulle cose, sulle immagini il bimbo passa automaticamente a muoversi con facilità e soprattutto rispettando le proporzioni nello spazio grafico. Segua il suo bambino con serenità e ci aggiorni, magari entro il prossimo mese, sull'evoluzione.

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