Ho un bimbo di 18 mesi. All'età di circa quattro mesi sono comparse delle eruzioni cutanee che hanno portato poi a una diagnosi di dermatite atopica. Il bambino è stato trattato come allergico a latte e uova e durante tutto lo svezzamento ha seguito l'iter consigliato in casi di sospette allergie. Dico "sospette" perché non sono mai stati fatti esami specifici fino a tre mesi fa quando, seppure osservando il regime dietetico (non è stato introdotto l'uovo, il pomodoro, gli agrumi e i latticini ad esclusione del parmigiano, che il piccolo tollera abbastanza bene) le condizioni della pelle sono nettamente peggiorate. Sono stati eseguiti i test cutanei e quelli ematici specifici per latte e uovo. Entrambi hanno dato esito negativo per tutti gli alimenti testati. Il dermatologo afferma che si tratta di un problema non legato a fattori alimentari e che, in pratica, mio figlio potrebbe mangiare di tutto, mentre l'allergologo continua a puntare su una dieta sempre più stretta nella ricerca dell'elemento che scatena questi problemi cutanei. Come si conciliano queste posizioni?
La Dermatite Atopica è una malattia ad etiologia multifattoriale (diverse cause combinate ne determinano la presenza e la persistenza), a prognosi benigna (si risolve nella maggior parte dei casi con la crescita) e che può avere, fra i fattori che ne determinano la persistenza e la gravità, la presenza di allergia alimentare. A seconda delle varie statistiche l'allergia alimentare è presente nel 30 - 50% dei bambini affetti da dermatite atopica, mentre la presenza di allergia agli Acari è uno dei fattori determinanti la persistenza della dermatite oltre il 2-3° anno di vita. L'allergia può essere di tipo umorale (anticorpi - IgE) o cellulare (linfociti T).
Nel caso del suo bambino vi è una negatività dei test (Rast e Prick) che normalmente si usano in prima battuta per svelare la presenza di allergia alimentare. Questa negatività non dà la certezza assoluta che l'allergia non sia presente, poiché tali test consentono di valutare solo l'allergia IgE mediata e non quella cellulo-mediata. Non esistono test di laboratorio che permettono di svelare quest'ultimo tipo di allergia. Il comportamento più corretto nel suo caso sarebbe quello di determinare, aiutandosi con i farmaci e con una dieta di esclusione (almeno per un mese), un miglioramento della dermatite e procedere ad una dieta di scatenamento.
Sarebbe consigliabile, in una prima fase, escludere dall'alimentazione anche il parmigiano, che invece il piccolo sta attualmente assumendo. La dieta di scatenamento consiste nella somministrazione progressiva e graduale (uno a settimana) degli alimenti esclusi in precedenza con la dieta da esclusione, monitorando la sintomatologia cutanea. Il peggioramento della dermatite consentirà di individuare l'alimento allergizzante. Questa metodica richiede molta pazienza e andrebbe praticata solo in caso di eczema medio - grave. È inutile sottolineare che la dieta di eliminazione, priva di alimenti allergizzanti (di solito uovo, pesce e latte), deve essere prescritta da un medico, così come le modalità del successivo scatenamento, che in alcuni casi (non dovrebbe essere il suo) è preferibile praticare in ambiente ospedaliero.
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