Mio figlio di otto anni mi dice spesso che gli fa male la testa. Come mi devo comportare? Cosa mi conviene fare? Quali possono essere le cause?
A differenza di quanto spesso pensino i genitori il mal di testa è un fatto frequente nell’infanzia frequentemente sostenuto da una certa familiarità A parte le cefalee secondarie a malattie infettive acute, a problemi a carico dei seni paranasali (raffreddore cronico persistente e con secrezione mucopurulenta nasale) o a problemi a carico della vista (compare dopo un periodo di lettura, dopo i compiti o dopo aver guardato la televisione), per le cefalee primitive bisogna soprattutto valutare il disturbo arrecato al bambino. Se il disturbo passa chiacchierando con lui e distraendolo, se non gli impedisce una vita normale per l’età (giocare con gli amichetti, fare i compiti, fare attività sportiva), se non lo sveglia la notte e se, per il resto, il bambino sta bene e si comporta normalmente, non piange per il dolore ma semplicemente "dice" di aver mal di testa, non è il caso di approfondire o di enfatizzare il disturbo; anzi spesso il bambino vuole solo essere tranquillizzato. Nella fase di osservazione evitare di commentare il problema in presenza del bambino e tanto meno continuare a chiedergli se ha ancora mal di testa (un bambino, soprattutto se piccolo, non è capace di nascondere un dolore importante).
La causa di gran lunga più frequente di mal di testa è la tensione emotiva che provoca una cefalea muscolo-tensiva. E’ tipica del bambino più grandicello o adolescente ed è dovuta alla contrazione persistente dei muscoli del collo e della testa, per lo più favorita da situazioni stressanti (conflitti coi genitori, attese per risultati scolastici o sportivi, ansia di varia origine, vita disordinata, ecc., tipiche di questa età). Certo che comunque, e soprattutto per chi ne è predisposto, è importante, nel ridurre i problemi, una vita regolare: andare a letto ad una giusta ora, vedere la televisione o dedicarsi ai videogiochi per un tempo ben definito, fare una buona prima colazione, alternare il gioco allo studio. Qualora invece il bambino, pur seguendo i consigli sopraesposti continui ad essere disturbato e a ridurre la sua attività, vale la pena approfondire ed eventualmente instaurare una terapia sia nell’attacco acuto sia per una eventuale riduzione di accessi frequenti.
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