Alla nascita di mio figlio circa un anno fa i due pediatri del mio ambito erano "al completo", all'USSL mi spiegarono che si era in attesa di un nuovo pediatra ma che purtroppo i tempi sarebbero stati piuttosto lunghi. Dovetti perciò scegliere per mio figlio (provvisoriamente e in attesa del nuovo pediatra) il mio medico di famiglia (NON pediatra).

Pertanto per mio figlio dovetti per forza di cose ricorrere ad un professionista (il pediatra A) e in caso di prescrizione di farmaci, richiesta di visite specialistiche o quant'altro, andare dal medico di famiglia per la "ricetta".

Ora, dopo un anno, l'USSL mi chiama, dicendomi che è disponibile un terzo pediatra (il pediatra B) e che devo andare a sceglierne uno per mio figlio, avvisandomi che in assenza di una mia risposta l'assegnazione sarebbe stata effettuata d'ufficio. Premesso che del pediatra A io e mia moglie siamo pienamente soddisfatti e col quale s'è instaurato un rapporto che ritengo di piena e totale fiducia (unico neo: COSTA!), il problema che ora ci poniamo, è il seguente: conviene (a prescindere dal pur importante fattore economico) cambiare pediatra, lasciare il pediatra A che ha seguito per un anno nostro figlio?

Nel caso decidessimo di tenere il pediatra A cosa succede in caso di prescrizione di farmaci?

Dovremmo recarci dal pediatra B, che a questo punto verrebbe a sapere di nostro figlio solo in queste occasioni) chiedendo la "ricetta"?

E se questo pediatra B non fosse d'accordo con la terapia proposta dal pediatra A?

Non si rischia di creare una situazione piuttosto imbarazzante (per i pediatri, per noi genitori e, di conseguenza per nostro figlio)? Ovviamente la soluzione ci sarebbe, poter iscrivere nostro figlio al pediatra A che però purtroppo non fa parte del nostro ambito territoriale: non è possibile farlo in alcun modo?

Uno degli obiettivi del nuovo Accordo Collettivo Nazionale (A.C.N.) per la pediatria di libera scelta è quello di far sì che ogni bambino sia seguito dal professionista più adatto e preparato, cioè dal pediatra. Certamente, il servizio pubblico si pone anzitutto l'obiettivo di permettere che ogni bambino abbia UN pediatra e non IL pediatra che desidera: in altre parole, l'attuale sistema di regole mira a garantire la maggior copertura territoriale possibile.

Nel fare questo, necessariamente pone dei vincoli alla totale libertà di scelta. In quest’ottica, la delibera della Regione Lombardia del 20 dicembre 1996 prot. N° 67269 specifica che, dal 1 febbraio 1997, i bambini in età compresa tra 0 e 6 anni temporaneamente in carico ai medici di medicina generale devono passare al Pediatra.

Questo è il motivo per cui tantissimi genitori, nella primavera scorsa, si sono visti recapitare dalla proprie ASL l’invito più o meno perentorio a lasciare il medico di medicina generale, presso cui erano stati costretti a iscrivere, spesso a malavoglia, il proprio figlio neonato, e optare per l’iscrizione al pediatra della zona (in termini burocratici: ambito) di residenza.

Con il nuovo A.C.N. a tutti i pediatri è stato concesso un aumento del massimale di scelta (il numero cioè di bambini che possono iscriversi ad un pediatra) per cui molti di loro, che fino a poco tempo fa erano impossibilitati ad avere dei nuovi iscritti, ora hanno dei posti liberi, quindi i nuovi nati e gli ex inscritti al medico di medicina generale potranno avere un pediatra a disposizione.

Veniamo ora al secondo aspetto del problema richiesto: se in un ambito non esiste la possibilità di scelta tra più pediatri, o peggio, tutti i pediatri fossero nuovamente a massimale, i genitori possono scegliere un pediatra di un ambito limitrofo; occorre che quest’ultimo professionista rilasci un certificato in cui ribadisca la sua volontà di assistere il bambino residente al di fuori della sua zona. Questo certificato, assieme a una richiesta scritta dei genitori, dovrà essere inoltrato presso la propria ASL, dove esiste un Comitato formato da medici e funzionari della stessa che deciderà se accettare questa richiesta. Tale richiesta, definita "scelta in deroga", verrà accettata se esistono questi requisiti: impossibilità di avere un pediatra nel proprio ambito; impossibilità di scelta tra almeno due pediatri dello stesso ambito; dichiarazione scritta di accettazione da parte del pediatra dell’ambito vicino (anche di ASL diversa)

Per quello che riguarda l’ultimo aspetto della domanda, c’è da dire che la scelta di un pediatra, specialmente alla nascita, spesso è casuale: nel senso che i genitori sono costretti a scegliere quello che ha ancora disponibilità di posti; però è fondamentale che si instauri al più presto un rapporto di fiducia tra essi e il curante, altrimenti anche il miglior pediatra prima o poi verrebbe messo in discussione. Non è ovviamente detto che solo i professionisti a pagamento sappiano creare un buon rapporto con i genitori-clienti, altrimenti dovremmo pensare che la stragrande maggioranza dei bambini e dei genitori italiani siano scontenti del loro pediatra. E questo non è assolutamente vero! D’altra parte, come intuisce lo stesso genitore che pone il quesito, sarebbe poco corretto pretendere che il pediatra della ASL ricetti le prescrizioni di un collega per patologie di cui non è a conoscenza o peggio che non condivide.

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