Mia figlia di due anni durante la notte presenta due o tre crisi di tosse (quasi sempre secca). Facendole alla sera prima di coricarla un aerosol con cortisone fino a due mesi fa la situazione sembrava migliorare, ma si è poi tornati alla stessa frequenza. Pensando ad una allergia abbiamo sempre fatto una particolare attenzione a lenzuola, orsetti etc. Il tentativo di cura con un antistaminico non ha dato alcun risultato.
Vista la durata dei sintomi, le possibilità diagnostiche sembrano restringersi a due: una forma di asma (non necessariamente su base allergica) o una sindrome sino-bronchiale. Altre ipotesi, quali, ad esempio, una mucoviscidosi, sono difficilmente compatibili con una crescita regolare, l'assenza di infezioni bronchiali ricorrenti e l'andamento notturno dei sintomi.
Nell'asma, la tosse secca è sinonimo di ostruzione bronchiale: i muscoli dei bronchi si contraggono e l'aria non esce liberamente. Nei casi eclatanti, lo sforzo respiratorio è evidente e si apprezza un rumore di fischio nella espirazione o nella tosse, ma spesso l'asma si manifesta solo con una tossetta notturna, secca e stizzosa. Addirittura, nei bambini più grandi l'unico sintomo può essere uno scarso rendimento scolastico da inadeguato riposo notturno.
Per approfondire la cosa, oltre ad una ovvia visita pediatrica, sarebbe utile indagare sulla famiglia (ci sono altri allergici, non necessariamente con sintomi respiratori?) ed eseguire le prove allergiche. Se la diagnosi è effettivamente "asma notturno", allora la terapia va impostata proprio con cortisonici per via aerosolica: attualmente si preferiscono preparati spray, da somministrare con apposita camera distanziatrice. La terapia deve essere mantenuta per mesi, aggiustando la dose al risultato.
Nella sindrome sino-bronchiale, la tosse potrebbe essere conseguente ad una infiammazione-infezione cronica delle prime vie aeree: è vero che la bambina è ancora piccola per la sinusite, ma potrebbe trattarsi di una rinite cronica o di ipertrofia adenoidea. Una radiografia laterale del cranio (tecnicamente, dell'epifaringe) e una visita dall'otorino vi chiariranno questo dubbio. Se questa fosse la diagnosi, allora la terapia (sempre prolungata) deve piuttosto orientarsi verso le prime vie aeree (rimozione del muco nasale, antiinfiammatori locali e antibiotici mirati).
Infine, per rispetto della natura, che rifugge dalle nostre semplificazioni, devo dirvi che spesso le due cose sono associate, per cui non si può nemmeno escludere un mix di entrambe le patologie.
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