Che cos’è la Poliomielite?

La poliomielite (detta più brevemente polio) è una malattia molto grave causata da virus (poliovirus). La polio colpisce solo l’uomo, inoltre, tra i tre tipi di poliovirus che si conoscono (sierotipo 1, 2 e 3), il tipo 1 è quello che maggiormente causa paralisi e che più frequentemente è responsabile di epidemie. Il virus si trasmette da persona a persona attraverso le mani o oggetti contaminati, oppure attraverso cibi ed acqua, da qui può raggiungere il sistema nervoso e causare gravissime forme della malattia.

La contagiosità è massima poco prima e poco dopo la comparsa dei segni clinici, quando il virus è presente nel faringe ed è escreto nelle feci per alcune settimane e, talora, per mesi. I bambini piccoli hanno il rischio maggiore di contrarre l'infezione. Molti bambini e adulti che hanno sviluppato gravi forme di polio sono rimasti paralizzati, cioè hanno perso l’uso delle gambe o delle braccia; altri, purtroppo, sono morti in seguito al coinvolgimento dei muscoli respiratori (insufficienza respiratoria). Nei casi più lievi si osservano febbre, mal di testa, mal di gola, mal di stomaco.

Sfortunatamente a tutt’oggi non esistono farmaci, o altri trattamenti, che possono curare le persone colpite dalla polio. Il miglioramento delle condizioni igieniche del nostro Paese ha contribuito a ridurre la diffusione di molte malattie infettive, compresa la poliomielite, ma questo non è sufficiente: soltanto vaccinando tutti si è certi della protezione da alcune malattie e si riesce ad eliminare completamente le epidemie.

Nei primi anni ‘60 la polio era ancora una malattia molto frequente in Italia ed era giustamente temuta; basti pensare che nel 1961, all’inizio delle campagne di vaccinazione di massa, furono segnalati circa 3500 casi di polio paralitica. Grazie alla vaccinazione, resa obbligatoria nel 1966 (Legge n. 51 del 4.2.1966), la poliomielite subì un brusco calo e nel 1968 furono notificati soltanto 90 casi in tutta l’Italia. L’ultimo caso di polio nel nostro Paese è stato registrato nel 1983, anche se era in un soggetto proveniente dall’estero.

La polio, infatti, è ancora presente in alcune zone del mondo (soprattutto in Africa e in India), costituendo un potenziale rischio sia per i viaggiatori non vaccinati, così come per la popolazione italiana a seguito dell’importazione di casi. Proprio per evitare che un caso importato possa causare l’insorgenza di un’epidemia, è opportuno mantenere il più alto possibile il numero di soggetti vaccinati, rendendo difficile la circolazione del virus e quindi proteggendo anche i pochi soggetti che non hanno potuto essere vaccinati.

Che cos’è il vaccino per la Poliomielite?

Attualmente in Italia la vaccinazione antipolio, insieme a quelle contro difterite, tetano, epatite virale B, rimane l’obbligatorie per tutti i nuovi nati. Esistono due tipi di vaccino contro la poliomielite, entrambi in grado di proteggere in modo efficace dalla malattia: uno chiamato Salk (oppure IPV) e l’altro Sabin (oppure OPV), dal nome degli studiosi che li hanno messi a punto negli anni Cinquanta e Sessanta. Il Salk è un vaccino costituito dai tre poliovirus uccisi, che si effettua per iniezione intramuscolare, mentre il Sabin è un vaccino che si prende per bocca ed è costituito dai tre poliovirus vivi resi inattivi, che a seguito di particolari trattamenti di laboratorio vengono resi incapace di provocare la vera malattia, ma restano ugualmente in grado di stimolare le difese dell’organismo contro l’infezione naturale.

Il Decreto del Ministero della Salute del 18.06.2002 ha abolito del tutto la vaccinazione antipoliomielitica con vaccino Sabin (OPV) e dal 12 agosto 2002, si è passati ad utilizzare esclusivamente il vaccino Salk (IPV) per tutte le somministrazioni. Entrambe i vaccini OPV e IPV sono altamente immunogeni ed efficaci nella prevenzione della poliomielite se si seguono le schedale raccomandate.

Attualmente per l'immunizzazione dei nuovi nati viene utilizzato il vaccino esavalente che oltre a proteggere contro la polio (componente inattivata tipo Salk) previene anche la difterite, il tetano, l’epatite virale B, la pertosse e le infezioni invasive da l’Haemophilus influenzae.

Come e quando si somministra il vaccino per la Poliomielite?

Il vaccino antipolio è contenuto nella stessa fiala del vaccino esavalente (antipolio + antidifterite, antipertosse, antitetano, antiepatite B, antiaemophilus b); questo vaccino viene somministrato con un’iniezione per via intramuscolare a 3, 5 ed 11 mesi ed una dose di richiamo in età prescolare. Come previsto dal Piano Nazionale Vaccini 2005-2007 (decreto 15 luglio 2005), la dose di richiamo del vaccino antipolio inattivato (IPV) viene somministrata al quinto-sesto anno di vita in concomitanza della quarta dose di DTPa (Difterite, Tetano, Pertosse) e della seconda dose di MPR (Morbillo, Parotite, Rosolia). Tale modifica viene applicata a tutti i nati dal 2004, mentre per quelli, nati prima del 2004, la somministrazione della dose di richiamo viene effettuata al terzo anno. Per effettuare questa vaccinazione non è necessario essere a digiuno.

Quando si può vaccinare un bambino contro la Poliomielite?

La vaccinazione contro la Poliomielite con il vaccino esavalente, può essere effettuata al bambino in caso di:

  • infezione delle vie aeree superiori (esempio: raffreddore, tosse) convulsioni comparse entro 3 giorni da una somministrazione precedente di esavalente
  • presenza di disturbi neurologici stabilizzati (es. convulsioni ben controllate, paralisi cerebrale, ritardo dello sviluppo)
  • episodio di ipotonia-iporesponsività nelle 48 ore successive la somministrazione di una precedente dose di esavalente
  • febbre dopo una precedente dose di esavalente
  • pianto persistente e incontrollato per più di 3 ore dopo una precedente somministrazione di esavalente
  • storia familiare di convulsioni.

Quando si deve rimandare la vaccinazione contro la Poliomielite?

La vaccinazione contro la Poliomielite con il vaccino esavalente deve essere temporaneamente rinviata quando il bambino presenta una malattia acuta con febbre o turbe generali giudicate clinicamente importanti. Il medico vaccinatore valuterà l’opportunità di posticipare l’esecuzione della vaccinazione contro la Poliomelite anche in caso di disturbi neurologici la cui causa non sia stata ancora sufficientemente precisata, fino a chiarimento del problema o della definizione della diagnosi. La vaccinazione antipolio va rimandata anche nel caso in cui il bambino presenti disturbi neurologici non stabilizzati (es. convulsioni non ben controllate). Nel caso in cui il bambino presenta un’allergia al lattice (gomma), bisogna sempre avvertire il medico vaccinatore, che può disporre, eventualmente, la vaccinazione in ambiente ospedaliero. Il motivo di tale decisione nasce dal fatto che, esistendo prodotti contenenti questa sostanza nel tappo del flaconcino del vaccino e nella stessa siringa, anche se molto raramente, si possono avere delle reazioni allergiche dopo la vaccinazione, che vengono meglio gestite in un ambiente ospedaliero.

Quando non si deve vaccinare contro la Poliomielite?

Non si deve vaccinare in caso di reazione allergica grave (anafilassi) dopo la somministrazione di una precedente dose, oppure dopo una reazione allergica grave (anafilassi) a un componente del vaccino.

Cosa fare in caso di eventuali reazioni al vaccino contro la Poliomielite?

Di solito questo vaccino non provoca particolari reazioni, ma è possibile che entro le 48 ore dalla vaccinazione, si verifichi una reazione irritativa passeggera nel punto dove è stato iniettato il vaccino. Questa reazione si manifesta con gonfiore, rossore e dolore. Raramente può comparire febbre che, per lo più modesta, si cura con l’utilizzo di un qualsiasi antipiretico. Nel caso in cui questi sintomi si dovessero protrarre per più di due giorni si consiglia di consultare il medico al fine di verificare se questi possano essere attribuibili ad altra causa; inoltre in caso di una reazione importante o insolita, previo consulto medico, si deve provvedere ad effettuare la dovuta segnalazione di “avvento avverso”.

Altro su: "La vaccinazione contro la poliomielite"

Quanto dura nel tempo la protezione di un vaccino?
L'immunità contro alcune malattie come Tetano e Difterite è sicuramente molto duratura. Anche se con il passare del tempo il titolo anticorpale diminuisce.
Vaccinazione anti poliomielite
Non vi sono farmaci in grado di curare questa malattia.
Soffre di bronchiti ricorrenti
Soffre di continue bronchiti con broncospasmo. E' una patologia tipica del bambino da 1 a 5 anni. Non sempre serve l'antibiotico.