Nella risposta data dal Dott. R. Varani alla mamma di un bambino di sette mesi si legge: "D'altra parte il latte materno nei prossimi mesi andrà perdendo via via il suo valore nutritivo". Vorrei sapere cosa vuol dire esattamente questa frase: la composizione del latte materno varia nel tempo? In che modo (ossia, quali sostanze diventano meno concentrate)? So di bambini che sono cresciuti benissimo prendendo solo latte materno per tutto il primo anno, e credo che in passato, prima dell'avvento dei prodotti industriali per lo svezzamento, questa fosse un po' la regola per tutti i bambini. Mia figlia di 20 mesi, da quando ne aveva sei, prende le sue minestrine a pranzo e cena, un po' di frutta nel pomeriggio e i pasti di latte continua a farli al seno: sta benone, è alta 84 cm e pesa 12 Kg. Mi scuso per il tono un po' polemico, ma vorrei sapere perché sono così rari i pediatri che raccomandano di continuare l'allattamento a richiesta dopo l'inizio dello svezzamento, e fino a quando mamma e bambino non decidono spontaneamente di sospenderlo.

Gentilissima signora io ho scritto, nella risposta, quanto segue: "Non ha sbagliato niente ed ha fatto bene a dare a richiesta tutto il suo latte al suo bambino. Deve essere serena e non farsi sensi di colpa se, per il rientro al lavoro, il suo bambino potrà perdere qualche suo pasto. Il suo bambino si adatterà tranquillamente (come già fa con le pappe) e supererà sicuramente questa sua nuova situazione. D'altra parte il latte materno nei prossimi mesi andrà perdendo via via il suo valore nutritivo ed il bambino dovrà avviarsi ad una alimentazione normale in ogni modo."

Non mi pare (da quanto sopra) di aver istigato la mamma a lasciar perdere l'allattamento del suo bambino ma, come potrà comprendere rileggendo meglio, io ho colto soprattutto la disperazione di una mamma che doveva tornare al lavoro e sentiva già i sensi di colpa e dovevo dirle qualche parola di consolazione. Non potevo dirle: "cara signora, lei non sa cosa farà mancare a suo figlio!!!" e giù tutte le inconfutabili realtà ma anche tutte le poesie strappalacrime sul latte materno che non previene affatto tutti i mali, come si crede, anche se ha una buona parte nella protezione da certe infezioni. Infatti il latte materno è la migliore alimentazione per il bambino e non ci stancheremo mai di lodarlo e promuoverlo, ma non dobbiamo fare l'errore di santificarlo.

Vengono delle mamme o nonne alle quali raccomando prudenza in determinati periodi perché ci sono casi di pertosse o altre malattie e mi rispondono: ma lui prende il latte mio! Anche contro il fuoco credono che li protegga.

Il latte materno, al di là delle poesie e delle esagerazioni, è effettivamente una gran cosa, ma la realtà pratica è che, nella stragrande maggioranza dei casi, con il ritorno delle mamme al lavoro, diminuisce ed il bambino deve pur adattarsi ad altri cibi e, nella mia esperienza di quasi 30 anni, nella maggioranza delle mamme che lavorano il periodo di allattamento non va molto oltre il 12° mese di vita. Vi sono vari lavori scientifici che hanno cercato di studiare il valore nutritivo e la composizione del latte materno dai primi mesi ai 12 mesi ed oltre. Va premesso che il latte materno ha una grandissima variabilità e la sua composizione dipende da numerosi fattori: età della madre (adolescente, donna matura), dieta bilanciata della madre e dieta vegetariana, massa corporea della madre, inizio dello svezzamento ecc.

Riassumendo, alla buona, questi lavori le posso dire che:

  • le proteine si riducono progressivamente del 30% dal primo al sesto mese;
  • il lattosio (lo zucchero del latte) resta per lo più sempre alle stesse concentrazioni;
  • i grassi restano invariati nei primi 12 mesi;
  • il calcio diminuisce a partire dal 5° mese così come lo zinco, la vitamina B6 e la vitamina C;
  • il magnesio cala solo dopo il 18° mese;
  • le riserve di ferro del lattante finiscono a sei mesi ed il latte materno non è ricchissimo di ferro ma si continua a discutere se il lattante ha una effettiva necessità di supplementazione di ferro oppure no;
  • il valore calorico resta pressoché invariato nei primi 12 mesi.

Non vi sono molti lavori scientifici (come è immaginabile) sull'allattamento oltre il 12° mese e quindi da questo periodo si va avanti nella nebbia e secondo convinzioni o filosofie personali e non criteri scientifici supportati da dati.

Anche per i primi 12 mesi i dati scientifici non sono sacrosanti e rigorosamente stabiliti. Tuttavia, in base a tutti gli studi attuali, quasi tutti sono concordi nel raccomandare l'introduzione di cibi diversi complementari al latte materno (che quindi continuerà oltre, però non in maniera esclusiva) per lo meno a sei mesi. I motivi sono vari: necessità di ferro ed altri nutrienti, opportunità di evitare che il bambino si "fissi" troppo sul latte materno e ponga le basi per difficoltà nello svezzamento successivo quando anche accidentalmente il latte materno può finire.

Vi sono studi che dimostrerebbero non esserci problemi nemmeno estendendo li latte materno esclusivo fino al 9° mese. Tutto questo non significa sconsigliare l'allattamento oltre i 12 mesi, ma significa pure (dato... il logorio della vita moderna...) non colpevolizzare o far disperare chi a 6-8-10 mesi cessa o riduce l'apporto di latte materno al proprio bambino. Una proprietà importantissima del latte materno, che supera quella nutritiva, è il fatto di contenere fattori protettivi verso le infezioni. Il latte materno è un latte vivo e questa attività protettiva la esercita anche se il bambino prende solo due o tre pasti di latte materno al giorno.

Un errore, in cui le mamme non dovrebbero cadere, è quello di ingigantire l'aspetto nutritivo allattando fino a due - tre anni a scapito di quello affettivo e relazionale. Infatti è molto più facile tirare fuori il seno e sedare così i problemi di un bambino di uno o due anni che cercare di capire meglio se era necessario qualche cosa di diverso dal fatto nutritivo.

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