Siamo una coppia di genitori con un figlio di tre anni e due mesi. La nostra domanda, che è anche frutto di numerose discussioni tra di noi, è questa: nostro figlio ormai da troppo tempo non ne vuole saper di dormire nel suo lettino. Abbiamo tentato con tutte le tecniche possibili: il suo lettino nella nostra camera, giochiamo nel suo lettino fino a tarda ora, lo addormentiamo nel nostro letto e lo trasferiamo nel suo, ma dopo poche ore pianti continui. E' pensabile che un giorno riusciremo a convincerlo a tornare nel suo letto? Si possono intravedere futuri problemi di natura psicologica?
Nella prima infanzia i periodi di sonno durano circa 4 - 5 ore, per arrivare a 8 - 10 ore verso i 2 anni. Al di sotto dei quattro anni il 20 - 30% dei bambini ha disturbi del sonno: è normale che i bambini non vogliano andare a dormire, poiché il sonno è una esperienza di separazione dagli affetti e dalla realtà. Se il genitore è irremovibile, il problema sarà transitorio; al contrario succede se il bambino viene portato nel letto con i genitori.
Un consiglio appropriato, se i genitori si sentono preparati ad affrontarlo (poiché è difficile da sopportare psicologicamente), è lasciare che il bambino gridi o pianga per periodi di tempo controllati: cinque minuti, poi dieci, e così via, ponendo un ordine (ad esempio, il semplice: "Dormi!") con voce sicura e calma.
Se tale approccio non è fattibile, il genitore dovrebbe sedersi tranquillamente su una sedia vicino al lettino o cullare il bambino finché non è addormentato. Altri consigli sono:
- evitare giochi stimolanti prima di andare a dormire;
- non permettere le visione della televisione (quanto meno alla sera);
- aiutare il bambino a trovare un oggetto transizionale: qualcosa da tenere vicino nei momenti di stress, come un animale di stoffa, un fazzoletto o il magico ciuccio (che però a tre anni compiuti andrebbe già tolto);
- leggere una storia o cantare una ninna-nanna;
- non farlo mangiare appena prima di addormentarsi;
- usare una lampada notturna;
- interrompere l'abitudine di far dormire il bambino con i genitori;
- aiutare ad interrompere lo stato d'ansia di separazione che si è creato sia nel bimbo che nei genitori considerando anche le tensioni familiari.
Nei casi più difficili si può tenere una tabella-diario del sonno da sottoporre al pediatra, nella quale annotare come il bambino si prepara ad andare a letto, come si mette a letto, quali "riti" o abitudini consolatorie si mettono in atto, quanti risvegli ha durante la notte, quante ore dorme di seguito, se fa il pisolino pomeridiano, quali interventi si adoperano durante la notte (se l'atteggiamento "duro" o l'atteggiamento "consolatorio).
Evitare sin da piccoli l'abitudine di dormire nel lettone significa contribuire a formare una personalità più sicura e non dipendente dalle situazioni ansiogene legate alla paura di perdita e separazione.
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