Mia figlia ha cinque anni e mezzo, e frequenta con manifesta soddisfazione l'ultimo anno della scuola materna. Grazie a Dio ha sempre contato su una ottima salute e la sua costituzione fisica è più che robusta (95% percentile). Ha una affettuosa sorellina di quattro anni, due genitori attenti e disponibili (almeno lo speriamo) e vive in un contesto urbano (Milano) stimolante culturalmente e socialmente. Naturalmente con scarsi contatti con la natura. C'è qualcosa che non quadra, però: dall'età di un anno, si addormenta con il dito in bocca trattenendolo in questa posizione per tutta la notte. Ricorre a questa modalità anche quando la sera è particolarmente stanca. Cercando noi tutti di vivere in un contesto psicologicamente equilibrato, porterei ad escludere che tale comportamento possa ricondursi a disagi affettivi e psicologici. Consci che il problema ha molte sfaccettature vorremmo capire, per esempio, se è possibile comunque approcciare tale problema, in prima battuta, cercando di superarlo utilizzando qualche sostanza vegetale non tossica da spalmare la sera sul dito interessato.
Non è necessario scomodare Freud per dire che l'attività orale, con le sue molte varianti, è fonte di piacere per l'uomo. Dalle prime esperienze di suzione del seno materno (o del biberon), passando per il ciuccio o il dito o il rosicchiare le unghie e arrivando al bacio, all'erotismo orale, al fumare la sigaretta, all'apprezzare la buona tavola o al ruminare un chewing-gum, l'utilizzo della bocca si carica sempre di una componente emotiva, legata alla soddisfazione di bisogni psicologici prima che fisici.
Ovviamente, non mancano le situazioni limite, in cui il comportamento assume caratteristiche patologiche più o meno accentuate (comportamenti aggressivi, crisi di bulimia, ingestioni di materiali o oggetti, ecc.); in questo caso, spesso diversi segni di disagio e di anomalia si associano.
Tuttavia, normalmente non è necessario che vi siano disturbi della personalità o crisi affettive: l'atto del succhiare è rassicurante, è rilassante, è una scorciatoia per raggiungere uno stato di tranquillità. Come tale, è assolutamente normale che un bambino vi ricorra in situazioni di stress (più frequenti di quanto a volte non sembri) o anche soltanto per facilitare il riposo notturno.
Si tratta di un rituale di comportamento di per sé innocuo, che con la crescita viene sostituito da forme di autocontrollo più mature e più "efficienti". Quindi, il consiglio è di aspettare pazientemente che la bambina decida di diventare grande. Fa bene il lettore ad evitare di stressare la figlia con giudizi, critiche o rimproveri: questi portano solo a caricare il gesto della suzione di sensi di colpa, che lo radicano ancora di più nella sfera affettiva e lo rinforzano.
Per concludere, due osservazioni. L'uso di sostanze di sapore sgradevole sul dito non serve finché la bambina non decide di smettere: allora può rappresentare una specie di promemoria.
La tecnica più raccomandata consiste invece nel generare un "rinforzo positivo", cioè nello stabilire una serie di premi commisurati al raggiungimento di obiettivi (il tutto va concordato con la figlia, non deciso dai genitori). La suzione prolungata può generare una malocclusione, di solito un morso aperto (il pollice fa meno danni delle altre dita).
Considerato che spesso il difetto si risolve spontaneamente con la crescita e lo sviluppo delle ossa della faccia, dopo che il bambino smette di succhiare il dito, non riteniamo di preoccuparcene. La tranquillità della figlia val bene la parcella dell'ortodonzista.
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