Il mio bambino è stato operato di idrocele all'età di due anni (circa un anno fa) su consiglio della struttura ospedaliera locale (non pediatrica). L'intervento eseguito viene nominato "eversione della vaginale". Successive visite in altre strutture pediatriche mi hanno dato preoccuppanti notizie sulle conseguenze future di tale operazione non adatta ai bambini. E possibile sapere a quali conseguenze andrà icontro e se realmente l'operazione eseguita da struttura non pediatrica si può definire azzardata ed anacronistica?
L'eversione della vaginale, un intervento previsto nella terapia chirurgica dell'idrocele, consiste nel "ribaltare" all'esterno il foglietto di membrana sierosa (la vaginale) che avvolge il testicolo. In tal modo si abolisce in via definitiva quella cavità che, primitivamente, ospita il testicolo ed in cui si forma la raccolta liquida chiamata idrocele.
Nella pratica chirurgica pediatrica è un tipo di intervento che viene eseguito nel trattamento dell'idrocele recidivo, allorquando si debba trovare una soluzione definitiva al problema. Non conoscendo i particolari del caso clinico in questione non è possibile fare delle valutazioni specifiche, purtuttavia si può dire che l'eversione e la legatura del dotto peritoneo vaginale rappresentano terapie chirurgiche adeguate al trattamento dell'idrocele.
Non sono a conoscenza di danni al testicolo derivanti dall'intervento di eversione della vaginale nè, a mio parere, esiste un reale problema e ciò per i seguenti motivi: l'eversione della vaginale viene eseguita anche in epoca di piena fertilità nel maschio senza che da questo ne derivi la conseguente diminuzione della capacità fecondativa; nel criptorchidismo (o ritenzione del testicolo) il testicolo "abbassato" chirurgicamente viene posizionato in una sacca tra cute e dartos (lo strato al di sotto della cute scrotale) e non esiste alcuna vaginale del testicolo. Questi bambini, operati tra i 2 e 3 anni, vanno incontro ad uno sviluppo assolutamente normale.
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