Mia figlia di nove mesi è stata dimessa ieri dall'ospedale dopo una forte bronchite asmatica (la prima e, spero, l'ultima). Frequenta il nido ed è sempre stata bene, a parte un raffreddore preso circa un mese fa. Ai medici dell'ospedale ho chiesto cosa avrebbe potuto aiutare la convalescenza della piccola: la pediatra che l'ha seguita per tutta la degenza mi ha consigliato vivamente il mare, mentre un pediatra passato per un controllo quotidiano mi ha invece consigliato la montagna. Abbiamo la possibilità di sfruttare entrambe le situazioni, cosa è meglio? E quali misure (igieniche, comportamentali ecc.) si possono seguire per prevenire l'insorgere della bronchite asmatica?
Una sindrome bronco-ostruttiva si può presentare, nei primi anni di vita, con maggiore facilità di quanto non avvenga negli adulti anche per ragioni anatomiche: infatti il diametro delle vie bronchiali è piccolo. Nei primissimi anni di vita, quindi, una bronco-ostruzione può anche essere determinata da ipersecrezione catarrale e dall'edema delle mucose bronchiali. Molto frequenti nell'infanzia sono le infezioni respiratorie associate a respiro sibilante, quasi sempre di origine virale, in particolare da virus respiratorio sinciziale.
Queste infezioni si possono ripresentare periodicamente nello stesso bambino con una sintomatologia che può simulare l'asma bronchiale. Quindi, considerata l'eziologia, è preferibile soggiornare in località climatiche a temperatura mite (il mare) rispetto a climi montani che sono soggetti ad escursioni termiche notevoli. Per quanto riguarda le misure igienico-comportamentali direi che la presenza al nido espone chiaramente a forme successive e quindi andrà valutata nel tempo, a seconda degli episodi che interverranno, la frequentazione o meno dello stesso.
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