Il mio bimbo ha due mesi e venti giorni, assume il latte materno. Venti giorni fa abbiamo notato nelle feci la presenza di filamenti di sangue rosso vivo, le feci erano piuttosto liquide, nei due giorni successivi nelle feci abbiamo notato la presenza di punti grandi come la capocchia di uno spillo, sempre di colore rosso vivo. Dal terzo giorno per sette giorni non c'è stata più nessuna presenza di sangue. Due giorni dopo la prima manifestazione sono state eseguite ricerche di sangue occulto, di virus e batteri con risultato negativo. La seconda manifestazione di sangue rosso vivo si è riproposta a distanza di una settimana dalla prima con le stesse modalità: effettuata l'analisi sulle feci, il riscontro del laboratorio ha confermato la presenza di sangue nelle feci. Il Pediatria sostiene trattarsi di intolleranza al latte vaccino, ha momentaneamente eliminato dalla dieta della mamma il latte e i suoi derivati. Tutto questo sembra non aver avuto nessuna influenza sulla crescita di Vittorio. La dieta è stata variata dopo la seconda manifestazione di sangue nelle feci. È il caso di preoccuparsi? Quali accertamenti fare per eliminare il rischio di patologie gravi?

Le cause di sanguinamento rettale con sangue rosso vivo in un lattante possono essere diverse. Citiamo le più comuni: una ragade anale, cioè una abrasione della mucosa ano-rettale. Può essere sospettata se il bambino è stitico (feci dure) e si diagnostica semplicemente visitando il bambino; una intolleranza alimentare (di cui la più comune è l'allergia alle proteine del latte vaccino).

Anche se il bambino è allattato dalla mamma, il passaggio di antigeni nel latte materno è ben documentato: in molti casi è necessario mettere la mamma a dieta priva di latticini per ottenere il miglioramento del figlio; un polipo, cioè una formazione benigna a livello dell'ultimo tratto dell'intestino.

Non si tratta di una patologia grave, ma possono accadere delle complicazioni (emorragie massicce, emorragie leggere ma continue con anemizzazione, ostruzione intestinale, invaginazione) che giustificano attenzione al problema; vari tipi di colite, sia su base infettiva (batteri) che infiammatoria aspecifica.

La diagnosi a volte si fa con la coprocoltura (esame delle feci), ma talvolta richiede la biopsia della mucosa intestinale; il diverticolo di Meckel: una formazione benigna a livello intestinale, residuo dello sviluppo embrionale, che può fare questo genere di scherzi (e, a volte, simulare una vera e propria appendicite); anomalie vascolari: difetti congeniti dei vasi sanguigni dell'intestino. ù

Per valutare queste possibili diagnosi, una volta esclusa la ragade (visitando il bambino) e la patologia infettiva (esame delle feci), l'esame più utile è la rettosigmoidoscopia, cioè l'endoscopia della parte finale dell'intestino. L'esame si fa introducendo un tubicino (fibre ottiche) nell'ano, non è doloroso e consente di vedere l'intestino dal di dentro, valutare la presenza di lesioni e prendere qualche campione di mucosa da analizzare.

Se questo esame non fornisce risultati utili e se il sanguinamento si ripete, può essere utile mettere la mamma a dieta di prova, eliminando latticini e uovo.

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