Ho sempre saputo che la varicella è una malattia esantematica sicuramente fastidiosa per la sintomatologia che comporta ma che si risolve, il più delle volte, senza complicazioni particolari e non come accade più probabilmente con il morbillo per il quale, visti gli episodi di mortalità che si sono verificati due anni fa in seguito all'epidemia, l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha caldamente raccomandato la vaccinazione a tutti i bambini (mio figlio, infatti, l'ha fatta). Adesso ho appena letto una Vostra risposta sulla vaccinazione contro la varicella e, con molto stupore, ho notato altrettanta preoccupazione e raccomandazione da parte Vostra alla vaccinazione. Io non sono contro le vaccinazioni, ma ritengo che eccedere in tal senso, anche contro malattie con prognosi il più delle volte favorevoli, sia sbagliato. Perché creare cosi tanto allarmismo? Chiedo scusa per lo sfogo ma gradirei una vostra risposta.

L'attenzione dell'opinione pubblica in rapporto alle malattie infettive (specie in età pediatrica) viene catturata ed accentuata in occasione di epidemie (di malattie infettive più o meno conosciute) che coinvolgono la collettività e, soprattutto, dallo spazio che i mezzi di informazione riservano all'evento. Questo non riguarda gli "addetti ai lavori" (cioè la classe medica e pediatrica in particolare), i quali conoscono bene l'epidemiologia delle malattie infettive ed il loro decorso naturale, le complicazioni e gli strumenti preventivi e curativi a disposizione proprio della collettività.

E tutto questo, ancor prima ed a prescindere da casistiche più o meno cospicue enfatizzate dai mass-media. Ho fatto questa premessa perché non è affatto vero che la varicella sia una malattia solo fastidiosa e scevra da particolari complicazioni. Al contrario, in corso di varicella si possono verificare (e si verificano) diverse gravi complicazioni in bambini altrimenti sani: da forme sicuramente più curabili, come la sovra-infezione batterica delle lesioni cutanee, ad altre viceversa più impegnative, spesso debilitanti ed a volte mortali, come trombocitopenia (N.d.R.: riduzione del numero delle piastrine nel sangue), artriti, epatiti, atassia cerebellare, encefalite, meningite, glomerulonefrite, sindrome di Reye, malattie invasive da streptococco.

Senza contare le gravi embrio-fetopatie che tuttora si verificano quando, ad essere contagiate, sono donne gravide suscettibili. D'altra parte, in paesi sicuramente all'avanguardia sotto il profilo sanitario (Giappone, USA) sono in atto, ormai da anni, campagne vaccinali di massa contro la varicella, con risultati positivissimi in termini di calo della mortalità e della morbilità cronica ad essa imputabile.

Non a caso, ad indicare la vaccinazione antivaricella è l'autorevole Accademia Americana di Pediatria (autorità scientifica mondiale indiscussa in campo pediatrico), la quale raccomanda la vaccinazione universale nella prima infanzia, nei bambini più grandi e negli adolescenti ancora suscettibili (e senza controindicazioni), considerando la "frequenza di reazioni gravi e di morte dopo infezione naturale da varicella, i costi della malattia a livello sociale e familiare e l'efficacia e sicurezza del vaccino a disposizione" (Red Book) (N.d.R.: è il testo più autorevole al mondo nel campo delle vaccinazioni).

Quindi, l'indicazione alla vaccinazione (ed in questo caso contro la varicella) non esprime preoccupazioni di sorta, ma è finalizzata nell'immediato a prevenire la malattia nel singolo bambino ed ancor più nella collettività e, a lungo termine, si propone di eradicare definitivamente la malattia dalla faccia della terra (come è avvenuto per il vaiolo). Certamente, rimarranno altre malattie (o ne verranno fuori di nuove) verso cui confrontarsi, ma quella debellata tramite la vaccinazione non ci sarà più a creare problemi.

In conclusione, considerati gli ottimi strumenti oggi a disposizione (cioè i vaccini), l'indicazione alle vaccinazione non può e non deve essere percepita e vissuta come allarmismo ma interpretata come funzionale ad una strategia vaccinale complessiva.

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