Parlando di bambini di età superiore ai due anni di età quanto é più valido un vaccino di nuova generazione coniugato che copre un solo ceppo di meningite da meningococco (il tipo C) rispetto ad uno polisaccaridico che però ne copre diversi (A, C, W, Y)? Con quale criterio scegliere? Diventa sempre più difficile districarsi nella scelta di quali vaccinazioni facoltative effettuare e quali no e, all'interno di queste, è difficile anche individuare il vaccino più appropriato alle proprie personali esigenze.
Le infezioni causate dai tre gruppi maggiori di batteri capsulati (Pneumococco, Emofilo e Meningococco), costituiscono uno dei maggiori problemi di salute nel mondo. Tuttavia sono da tempo disponibili per l'uso clinico dei vaccini ottenuti proprio a partire dagli antigeni polisaccaridici contenuti nella loro capsula batterica. Questo è possibile perché i polisaccaridi di superficie presenti sulle capsule di questi batteri funzionano sia come fattori di virulenza sia come antigeni in grado di determinare una risposta immunitaria protettiva da parte dell'organismo umano. I primi vaccini sviluppati per prevenire le infezioni da parte di questi batteri sono composti da un polisaccaride capsulare purificato. Sono vaccini innocui e molto immunogeni negli adulti e nei bambini più grandi. Invece nei bambini più piccoli, e particolarmente al di sotto dei due anni di vita, determinano una risposta anticorpale decisamente più scarsa.
Sono stati perciò ideati e commercializzati vaccini cosiddetti "coniugati" nei quali, cioè, il polisaccaride è coniugato con una proteina "carrier" diventando così più immunogeno e duraturo (cioè risposta immunitaria più potente e produzione di memoria a lungo termine), anche nei bambini di età inferiore ai due anni. La differenza tra queste due componenti antigeniche risiede nel grado di dipendenza dai linfociti T richiesti per una completa risposta anticorpale. Ed allora, i vaccini polisaccaridici purificati sono considerati meno specifici per i linfociti T e sono riferiti come "antigeni T-indipendenti", mentre i vaccini coniugati (come quello contro l'Emofilo o contro il Meningococco C) hanno un maggior grado di dipendenza dai linfociti T e sono riferiti come "antigeni T-dipendenti".
Riguardo la vaccinazione contro il meningococco, occorre fare alcune premesse: esistono cinque sierotipi patogeni di Meningococco (A, B, C, Y e W35) verso i quali esiste sia un vaccino polisaccaridico, che però non copre il sierotipo B, sia un vaccino coniugato contro il solo sierotipo C. C'è inoltre da considerare che circa un terzo dei casi di meningite da Meningococco si verificano al di sotto dei cinque anni di vita e sono dovute con maggior frequenza al sierotipo B (contro il quale non è stato ancora approntato un vaccino efficace) ma che ha un andamento meno grave. Il sierotipo C, invece, pur essendo meno frequente (in Italia, infatti, delle 40-50 forme invasive di meningite al di sotto dei cinque anni di vita, solo un quinto, cioè una decina, sono da attribuire ad esso), presenta una mortalità molto elevata.
Dunque allo stato attuale, nei bambini al di sotto dei cinque anni, ci troviamo nella condizione di dover scegliere tra una buona memoria immunologica verso il sierotipo più "mortale" anche se meno frequente, oppure un allargamento (ombrello più grande) dei sierotipi verso i quali determinare una difesa, la quale è dimostrato essere di minore intensità e relativamente transitoria. Considerata, quindi, la scarsa efficacia dei vaccini polisaccaridici nei bambini piccoli e, viceversa, la totale efficacia del vaccino coniugato verso il sierotipo C (decisamente il più pericoloso) non avrei dubbi sulla scelta verso quest'ultimo, in attesa che venga messo a punto il vaccino coniugato verso il sierotipo B (decisamente il più frequente).
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