Mio figlio ha iniziato la prima media. È in crisi, continua a piangere per l'enorme cambiamento che le medie comportano. Io gli sono sempre vicina, ma sinceramente volevo chiedere come fare a fargli superare questo momento così difficile per lui.

Cara mamma, i dati che ci ha fornito non sono del tutto sufficienti per dare una risposta esaustiva alla sua richiesta. Tuttavia cercherò di esserle quanto più possibile di aiuto. Il cambiamento legato al passaggio da un ordine di scuola ad un altro superiore rappresenta un elemento di crescita impegnativo e significativo per un bambino.

Accanto a ciò si consideri, nella fattispecie, che inizia il delicato mutamento fisico, psicologico ed emotivo connesso alla pubertà, per cui la consapevolezza di quanto sia difficile questa fase per un fanciullo è davvero chiara. Il passaggio dall'essere bambino/fanciullo all'essere preadolescente coincide con il passaggio dall'ambiente protetto della scuola elementare (vissuto per ben cinque anni!) a quello singolare e sconosciuto della scuola media.

Ognuno realizza questo mutamento in modo personale: qualcuno vive il disagio delle nuove e molteplici discipline con le loro difficoltà, alcuni sono preoccupati dai tanti professori (non più maestri! Termine anche più rassicurante per un fanciullo) che ruotano nella giornata scolastica, altri elicitano l'ansia della relazione coi nuovi compagni. Si tratta, le assicuro, di un disagio solo iniziale.

Se torna un po' indietro con la memoria, forse a lei è successo e se è così lo ricorderà benissimo: moltissimi bambini, all'ingresso della scuola dell'infanzia o, prima ancora, dell'asilo nido, vivono un forte senso di abbandono e di distacco che si manifesta quasi sempre con pianti lunghi, dolorosi ma passeggeri. Il bimbo e il suo genitore vivono quel momento come insopportabile ed interminabile: le mamme pensano che i loro piccoli piangeranno per l'intero anno scolastico, diranno a casa che forse quell'insegnante non rappresenta l'ideale per il loro bambino o ancora che … meglio avviarli alla scuola l'anno successivo.

Se trasla quella esperienza a quella attuale si renderà conto che non è poi così diversa da questa, che lei e suo figlio, come tanti genitori/ figli, vivono fisiologicamente: ogni cambiamento della vita turba, con intensità più o meno significativa, a seconda della maturità, della serenità emotiva e del contenuto del cambiamento stesso.

Ciò che mi sembra importante è che esso sia interiorizzato con gradualità, con emozione, con entusiasmo, anche nel vivere in maniera intensa il disagio che esso al momento comporta: solo in questo modo tale mutamento sarà funzionale alla crescita e allo sviluppo e non pertanto traumatizzante.

Non si dimentichi che, per i ragazzi, iniziare il percorso di scuola media significa, in molti casi, allontanarsi dai compagni con cui si è vissuto un lungo periodo, quello della scuola elementare e questo è un aspetto che si aggiunge alla loro inquietudine e alla loro ansia legata al nuovo: sono preoccupati seriamente di sentirsi accettati dagli altri, di fare al più presto parte del gruppo, di sentirsi valorizzati dal "leader".

E a volte capita che, per sentirsi parte integrante del gruppo al più presto e ad ogni costo, si assumano comportamenti ed atteggiamenti che, per contro, si crede vengano percepiti come banali o bizzarri e questo, temporaneamente, può influire sulla propria stima, in crescita anche questa in questo momento di sviluppo così delicato.

È effettivamente un momento difficile: le dico però che in genere a scuola, in questa fase dell'anno scolastico, specie nelle prime classi, si lavora molto intorno alla socializzazione, alla dinamica di gruppo e alla relazione interpersonale come finalità prioritaria per pianificare, poi, un adeguato piano relativo agli apprendimenti delle varie discipline.

I professori di scuola media non esprimono più, come accadeva un tempo, il distacco soprattutto emotivo come qualificante la professionalità e il ruolo: oggi si è sono fortemente attenti e quindi preparati sul disagio che il passaggio al nuovo ordine di scuola comporta negli alunni, e pensi che a riguardo, in moltissime scuole, si promuovono progetti di continuità fra scuola elementare e media, proprio al fine di favorire un impatto degli allievi nel nuovo contesto educativo - formativo quanto più possibile soft e sereno.

In questo il rapporto scuola/famiglia gioca un ruolo importantissimo: pertanto a mio avviso, se da un lato il comportamento di un genitore di stare vicino al proprio figlio è preziosissimo, in quanto gli dà la possibilità di riconoscere in questa fase un luogo affettivo di sicurezza (mi sembra perciò adeguato il suo riconoscere la necessità di affiancarlo), dall'altro parlare coi docenti della situazione del ragazzo in maniera chiara è fondamentale.

Potrebbero non essersi accorti del disagio dell'alunno che, magari, a scuola tende a reggere la tensione simulando un'apparente serenità. Parli con gli insegnanti e chieda loro di aiutarla, anche perché l'attenzione dei docenti, la loro mediazione non solo nella didattica, ma anche nella relazione, rappresenta la creazione di un ambiente sereno che è sempre il primo luogo psicologico e affettivo per strutturare buoni apprendimenti. Auguri.

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