Che cos’è la Pertosse?

La pertosse è una malattia causata da un batterio (Bordetella pertussis) ed è una delle malattie più contagiose che si conoscano. Questa malattia, detta anche tosse “canina”, ha un decorso particolarmente grave se contratta nel primo anno di vita, in quanto i continui e prolungati accessi di tosse causano delle vere e proprie crisi di soffocamento; inoltre a questa età sono più frequenti gravi complicazioni a carico del sistema nervoso (encefalopatia), con possibili danni permanenti, causati sia dalla scarsa ossigenazione del sangue durante gli accessi di tosse, e sia dall'azione diretta di una sostanza tossica prodotta dal batterio della pertosse.

L’encefalopatia in alcuni casi estremi può causare anche la morte del bambino. Altre possibili complicazioni sono laringiti, broncopolmoniti e convulsioni.

Il periodo di incubazione va da 5 a 21 giorni, di solito 7-10 giorni.

La via principale di trasmissione della Bordetella pertussis avviene da una persona all’altra, attraverso il contatto diretto o con le goccioline di saliva espulse dalle persone infettate quando tossiscono o starnutiscono.

La pertosse inizialmente si manifesta con starnuti, secrezioni dal naso, febbre lieve, tosse con catarro; in seguito si accentua la tosse che si manifesta con vere e proprie “raffiche”, a volte seguite da vomito. Questa fase è detta “convulsiva” e dura circa 4 settimane. È seguita dalla fase di “convalescenza”, nella quale gli attacchi di tosse diventano gradualmente meno intensi e frequenti. I pazienti sono più contagiosi nella fase iniziale della malattia e nelle prime due settimane successive alla comparsa della tosse.

La durata della malattia, nei casi non complicati, va da sei a dieci settimane. A tutte le età, comunque, la pertosse arreca notevole disturbo al bambino per gli accessi di tosse che limitano il gioco ed il movimento, ostacolano il riposo notturno e l’alimentazione. Negli adulti l’andamento della malattia è spesso più lieve ed è caratterizzato da una forma di rinite e tosse secca notturna, non grave ma di lunga durata. Queste forme “attenuate” spesso non riconosciute, non sono tuttavia da sottovalutare in quanto costituiscono frequentemente occasione di contagio per neonati e lattanti..

Che cos’è il vaccino per la Pertosse?

Da alcuni anni viene usato il vaccino cosiddetto “acellulare”, costituito da un preparato caratterizzato solo da alcune piccole “parti” del batterio, altamente purificate, in maniera tale da non essere più pericolosa, ma nello stesso tempo capace di stimolare l’organismo a potersi difendere dalla vera malattia. Per questo i suoi effetti collaterali sono ancora più rari di quelli registrati con il vecchio vaccino detto “cellulare” che conteneva l’intera cellula del batterio ucciso e sottoposto ad un alto grado di purificazione.

Come e quando si somministra il vaccino per la Pertosse?

Il vaccino antipertosse è contenuto nella fiala del vaccino esavalente (antipertosse + antidifterite, antitetano, antipolio, antiepatite B, antiaemophilus b); questo vaccino viene somministrato con un’iniezione per via intramuscolare a 3, 5 ed 11 mesi, in modo da assicurare la protezione del bambino nel primo anno di vita, periodo di maggiore pericolosità della malattia.

A parte queste tre dosi di “immunizzazione primaria”, il vaccino è disponibile anche in altre combinazioni, come a esempio DTPa (Difterite, Tetano, Pertosse) che viene effettuato, come dose di rinforzo, a 5-6 anni (prima dell’ingresso a scuola), in maniera tale da mantenere sempre alto il livello di protezione contro la malattia. Bisogna tenere presente che le difese trasmesse eventualmente dalla mamma, che ha già avuto la pertosse, non sono in grado di proteggere il neonato dalla malattia; inoltre né l’infezione e né la vaccinazione conferiscono una protezione persistente dalla malattia.

Quando si può vaccinare un bambino contro Pertosse?

La vaccinazione contro la pertosse con il vaccino esavalente, può essere effettuata al bambino in caso di:

  • infezione delle vie aeree superiori (esempio: raffreddore, tosse)
  • convulsioni comparse entro 3 giorni da una somministrazione precedente di esavalente
  • presenza di disturbi neurologici stabilizzati (es. convulsioni ben controllate, paralisi cerebrale, ritardo dello sviluppo)
  • episodio di ipotonia-iporesponsività nelle 48 ore successive la somministrazione di una precedente dose di esavalente
  • febbre dopo una precedente dose di esavalente
  • pianto persistente e incontrollato per più di 3 ore dopo una precedente somministrazione di esavalente
  • storia familiare di convulsioni.

Quando si deve rimandare la vaccinazione contro la Pertosse?

La vaccinazione contro la pertosse con il vaccino esavalente deve essere temporaneamente rinviata quando il bambino presenta una malattia acuta con febbre o turbe generali giudicate clinicamente importanti. Il medico vaccinatore valuterà l’opportunità di posticipare l’esecuzione della vaccinazione antipertosse anche in caso di disturbi neurologici la cui causa non sia stata ancora sufficientemente precisata, fino a chiarimento del problema o della definizione della diagnosi. La vaccinazione antipertosse va rimandata anche nel caso in cui il bambino presenti disturbi neurologici non stabilizzati (es. convulsioni non ben controllate).

Nel caso in cui il bambino presenta un’allergia al lattice (gomma), bisogna sempre avvertire il medico vaccinatore, che può disporre, eventualmente, la vaccinazione in ambiente ospedaliero. Il motivo di tale decisione nasce dal fatto che, esistendo prodotti contenenti questa sostanza nel tappo del flaconcino del vaccino e nella stessa siringa, anche se molto raramente, si possono avere delle reazioni allergiche dopo la vaccinazione, che vengono meglio gestite in un ambiente ospedaliero.

Quando non si deve vaccinare contro la Pertosse?

Non si deve vaccinare in caso di reazione allergica grave (anafilassi) dopo la somministrazione di una precedente dose, oppure dopo una reazione allergica grave (anafilassi) a un componente del vaccino.

Cosa fare in caso di eventuali reazioni al vaccino contro la Pertosse?

Di solito questo vaccino non provoca particolari reazioni, ma è possibile che entro le 48 ore dalla vaccinazione, si verifichi una reazione irritativa passeggera nel punto dove è stato iniettato il vaccino. Questa reazione si manifesta con gonfiore, rossore e dolore. Raramente può comparire febbre che, per lo più modesta, si cura con l’utilizzo di un qualsiasi antipiretico. Nel caso in cui questi sintomi si dovessero protrarre per più di due giorni si consiglia di consultare il medico al fine di verificare se questi possano essere attribuibili ad altra causa; inoltre in caso di una reazione importante o insolita, previo consulto medico, si deve provvedere ad effettuare la dovuta segnalazione di “avvento avverso”.

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