Che cos’è la Rosolia?

La rosolia è una malattia infettiva causata da un virus che si trasmette, dopo la nascita, attraverso le secrezioni nasofaringee. Il periodo di incubazione per la rosolia postatale va da 14 a 23 giorni, di solito 16-18 giorni. Il periodo di massima contagiosità sembra essere compreso tra i pochi giorni precedenti la comparsa dell’eruzione cutanea e i sette giorni successivi.

L’infezione nel 25-50 % dei casi è asintomatica, negli altri casi si presenta come una malattia con sintomi di lieve entità caratterizzati da febbre non elevata, ingrossamento generalizzato dei linfonodi (soprattutto di quelli del collo e di quelli posti dietro la nuca) e con un’eruzione cutanea di breve durata. Occasionalmente nei bambini e più frequentemente negli adolescenti e negli adulti di sesso femminile si possono osservare transitori dolori articolari. Complicanze gravi, come ad esempio l’encefalite, sono molto rare, hanno un andamento benigno e non lasciano esiti.

Il maggior rischio che la rosolia comporta è quello di essere contratta per la prima volta in gravidanza da una donna non protetta. Il virus infatti è molto pericoloso per il feto e può causare sia l'aborto che la nascita di un bambino con gravi malformazioni a carico del carico del cuore, degli occhi, dell’organo dell’udito e del cervello. Non esiste una terapia specifica contro la rosolia.

Che cos’è il vaccino contro la Rosolia?

Il vaccino contro questa malattia è costituito dal virus della rosolia, che a seguito di particolari trattamenti di laboratorio viene reso incapace di provocare la vera malattia, ma ugualmente in grado di stimolare le difese dell’organismo contro l’infezione naturale (vaccino vivo ed attenuato).

Questo vaccino è disponibile in una formulazione “combinata” (nella stessa fiale): sia insieme ad altri due vaccini (antiparotite ed antimorbillo) (vaccino trivalente MPR) e sia insieme a questi due vaccini più il vaccino per la varicella (antimorbillo, antiparotite, antirosolia ed antivaricella) (vaccino quadrivalente MPRV). Non è sempre reperibile in commercio la formulazione “singola” del vaccino. I vaccini combinati (MPR e MPRV) possono essere somministrati senza alcun pericolo, ai soggetti che abbiano superato la malattia naturale oppure che siano già stati vaccinati contro una di queste malattie.

La prima dose del vaccino trivalente MPR è estremamente efficace in quanto già dopo 7-10 giorni compaiono gli anticorpi protettivi nel 95 % dei bambini vaccinati dopo l’anno di vita. La protezione conferita da una sola dose di vaccino è di lunga durata, probabilmente per tutta la vita, in più del 90% dei vaccinati.

Come e quando si somministra il vaccino per la Rosolia?

Nel 1999 (Circolare n. 12 del 13 luglio 1999), la vaccinazione trivalente MPR (morbillo-partite rosolia) è stata inclusa ufficialmente nel calendario nazionale delle vaccinazioni obbligatorie e raccomandate, con indicazioni per la somministrazione della prima dose per tutti i bambini a partire dai 12 mesi compiuti e comunque entro il 15° mese di vita, e con l’introduzione di una seconda dose all’età di 5-6 anni, che può essere somministrata anche prima in qualsiasi momento (es. durante un’epidemia o in occasione di un viaggio internazionale, assicurandosi che siano trascorse almeno 4 settimane dalla prima somministrazione.

Questa seconda dose di vaccino garantisce un’ulteriore sicurezza contro eventuali insuccessi. Il vaccino viene somministrato attraverso un’unica iniezione che si effettua preferibilmente per via sottocutanea nella regione superiore del braccio; anche se alcuni studi riportano che possa essere usata anche la via intramuscolare. Per effettuare questa vaccinazione non è necessario tenere il bambino a digiuno.

Quando si può vaccinare un bambino contro la Rosolia?

Può essere vaccinato il bambino con banali infezione delle vie aeree superiori (esempio: raffreddore, tosse). La vaccinazione con vaccino “trivalente” (antimorbillo, parotite, varicella), deve essere eseguita con particolari attenzioni, cioè in ambiente ospedaliero, ai soggetti che hanno avuto episodi di grave allergia (anafilassi) all'uovo.

Quando si deve rimandare la vaccinazione contro la Rosolia?

La vaccinazione si deve rimandare, in caso di: donne che sono gravide o che cercano di diventarlo (le donne devono evitare la gravidanza per almeno un mese dopo la vaccinazione), malattia acuta grave con o senza febbre, somministrazione di immunoglobuline nei dodici mesi precedenti, trapianto di cellule staminali ematopoietiche, trapianto di organi solidi. Questa raccomandazione vale anche nel caso in cui non siano trascorsi trenta giorni dalla somministrazione di un altro vaccino a base di virus “vivi e attenuati” (ad esempio antivaricella).

Quando non si deve vaccinare contro la Rosolia?

Il vaccino non deve essere effettuato in soggetti con: immunodeficienza grave (es tumori del sangue e solidi; alcune immunodeficienze congenite come agammaglobulinemia, immunodeficienza comune variabile o immunodeficienza severa combinata ecc; HIV congrave immunodepressione), reazione allergica grave (anafilassi) dopo la somministrazione di una precedente dose e reazione allergica grave (anafilassi) a un componente del vaccino.

Cosa fare in caso di eventuali razioni al vaccino contro la Rosolia?

In un ridotto numero di bambini vaccinati (5-15 %) è possibile osservare lieve rialzo febbrile, qualche macchiolina sulla pelle ed ingrossamento dei linfonodi del collo a distanza di 5-12 giorni dall’avvenuta vaccinazione e che scompaiono autonomamente nel giro di pochi giorni.

In circa il 0,5 % dei casi, con maggior frequenza nelle adolescenti e nelle donne adulte, è possibile che compaiano transitori dolori articolari a distanza di 1-3 settimane dalla vaccinazione. Raramente (circa 1 caso ogni 3.000 dosi) si possono avere convulsioni febbrili, che guariscono spontaneamente e non lasciano esiti. Ancora più raramente (1 caso ogni 30.000 dosi) la vaccinazione MPR, può essere associata ad una transitoria diminuzione delle piastrine presenti nel sangue (trombocitopenia).

Di solito questo vaccino entro le 48 ore successive alla vaccinazione, provoca una lieve reazione irritativa passeggera nel punto dove è stata effettuata la puntura. Questa reazione si manifesta con gonfiore, rossore e dolore; raramente può comparire febbre, che per lo più è modesta e si cura con l’utilizzo di un qualsiasi antipiretico.

Nel caso in cui questi sintomi si dovessero protrarre per più di due giorni si consiglia di consultare il medico al fine di verificare se questi possano essere attribuibili ad altra causa; inoltre in caso di una reazione importante o insolita, previo consulto medico, si deve provvedere ad effettuare la dovuta segnalazione di “evento avverso”.

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