Una mia conoscente ha dato alla luce un bel maschietto che però risulta affetto da toxoplasmosi. La signora vive nell'incubo di perdere il bambino, in quanto le sembra di aver capito che tale rischio rimane fino al compimento del primo anno di vita. Ora al neonato viene somministrato un antibiotico. Vorrei saperne di più.

La toxoplasmosi è causata da un parassita chiamato Toxoplasma Gondii, che è diffuso in tutto il mondo e che infetta numerose specie di animali a sangue caldo. In particolare è il gatto che, eliminando il parassita con le feci, contamina il terreno e altre specie animali quali il vitello, il maiale, la pecora. L'uomo si infetta consumando carni poco cotte o crude, o ingerendo verdura o frutta non lavata.

La toxoplasmosi è solitamente una malattia asintomatica o che si manifesta con scarsi sintomi quali febbre, malessere generale, ingrossamento dei linfonodi, dolori muscolari, e guarisce in genere spontaneamente. Può invece diventare pericolosa nel caso si trasmetta al feto: in tale circostanza la malattia si esprime con aspetti molteplici.

Le forme gravi di toxoplasmosi congenita sono rare e danno interessamento neurologico (anomalie del cranio, convulsioni, calcificazioni intracraniche), oculare (infiammazione della retina e di altre strutture dell'occhio, strabismo, cataratta, atrofia del nervo ottico ecc.), aborto spontaneo, parto prematuro.

La maggior parte delle forme contratte in gravidanza è invece asintomatica o poco sintomatica, ma le conseguenze dell'infezione possono rendersi evidenti dopo diversi anni dalla nascita e si manifestano con ritardo mentale, difficoltà di apprendimento, disturbi visivi o cecità. La probabilità che il feto contragga l'infezione aumentano con il procedere della gravidanza: si passa dal 15% di possibilità nel primo trimestre fino al 60% negli ultimi tre mesi. Al contrario, gli eventuali danni al feto sono più gravi se il contagio si verifica nei primi mesi di gestazione.

La prevenzione dell'infezione congenita da Toxoplasma consiste nel tenere controllato il titolo anticorpale durante tutta la gravidanza, ogni 2-3 mesi (ovviamente nelle gestanti che risultano sieronegative all'inizio della gestazione), e nel rispettare alcune restrizioni dietetiche ed abitudinarie quali l'esclusione della carne cruda o poco cotta, il lavaggio molto accurato della frutta e della verdura, l'uso di guanti per il giardinaggio, l'evitare il contatto con le feci dei gatti.

La diagnosi deve essere rapida e la terapia instaurata precocemente, nonostante alcuni studi dimostrino che, anche in caso di un trattamento materno tempestivo, la trasmissione del Toxoplasma per via placentare e la conseguente infezione del feto avverrebbero lo stesso nel 50% dei casi. I bambini asintomatici ma con un'evidenza sierologica di infezione contratta in gravidanza vanno controllati anche dopo il primo anno di vita con una visita oculistica e neurologica annuale per almeno una decina di anni.

Altro su: "Toxoplasmosi in gravidanza: che effetti comporta sul feto? C'è pericolo per il neonato?"

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