Il mio bimbo di tre anni e mezzo è troppo esigente con sè stesso e non è mai soddisfatto di quello che fa:  lui non disegna perché non gli riesce bene, non canta perché non è capace (tutt'al più a bassa voce e solo in coro), non gli piace il suo nome (Simone) e pretende di essere chiamato con nomi di fantasia inventati da lui e se qualcuno si azzarda a fargli un complimento (è bellissimo) urlando risponde che lui è brutto e cattivissimo. Eppure mai nessuno, che io sappia, si è rivolto a lui in questo modo anzi, anche all'asilo è stata notata la sua maturità e la sua leggera precocità (sa quasi leggere) e proprio per questo non ho mai avuto il bisogno di insistere o di spronarlo per questi suoi piccoli blocchi. Passerà? Come è meglio che mi comporti?

Cara lettrice, Simone si trova nel pieno centro di un circolo vizioso: non è in grado di fare delle cose, si sente quindi un incapace e il suo livello di autostima scende. Abbassandosi quest'ultimo, si abbassa anche, proporzionalmente, la sua voglia di mettersi alla prova, in quanto un ulteriore insuccesso lo farebbe sentire ancora più incapace, e la sua autostima, già a livelli di guardia, precipiterebbe.

Ma, naturalmente, non mettendosi alla prova non si impara mai, e così si riperpetua il meccanismo. È ovvio che non è importante in sé che Simone impari a disegnare o a cantare, è però fondamentale, per la sua crescita, che impari a tollerare le frustrazioni di un risultato mediocre o non soddisfacente, e che si abitui a impegnarsi di più.

E quindi questo bambino dovrà innanzi tutto imparare una regola di vita fondamentale: si prova, si sbaglia, ci si corregge e ci si impegna, poiché qualunque cosa richiede sforzo, tenacia, e anche un notevole dispendio di energie. Mi rendo conto che, detto così, può sembrare una condanna ai lavori forzati, ma non è così, anzi: non posso immaginare un bimbo di quasi quattro anni, evidentemente intelligente, che non si possa interessare e motivare a delle attività: possibile che non abbia alcun desiderio di imparare, di provare, di sperimentare lui, in prima persona?

In questo bimbo, come in tutti gli altri, vanno coltivati i suoi interessi, le sue curiosità o tutto ciò che gli piace. Come? Magari più del disegno, proponigli, per esempio, di colorare. Fagli usare delle tempere: quasi tutti i bambini le adorano, poiché riescono a colorare in fretta, e questo dà loro un giusto senso di compiutezza, e i risultati sono accettabili. Naturalmente sovrintendi all'operazione, stagli vicino mentre le usa, aiutalo senza però sostituirti a lui, ma fallo provare e incoraggialo.

Simone (a cui non darei l'etichetta del "maturo", che spesso è solo condizionante e pericolosa), ha bisogno di fare le cose e, soprattutto di essere sostenuto nei suoi primi, goffi e maldestri tentativi: la vecchia ricetta del procedere a piccoli passi calza perfettamente, ma va motivato o, se preferisci, responsabilizzato anche nel suo primo, minuscolo passetto.

E comincia anche a chiedergli delle cose, semplici, alla sua portata: fatti aiutare ad apparecchiare la tavola o insegnagli a mettere a posto i cuscini, e poi digli che sarà suo compito farlo ancora. Anche lavarsi e vestirsi da solo, sono tutte cose che gli daranno quel senso di fiducia nelle sue capacità di cui ha un bisogno feroce e disperato.

E, contemporaneamente, comincia a fare i conti con le aspettative che tu hai nei confronti di tuo figlio: sono sicurissima che nessuno mai, gli abbia mai detto che è brutto e cattivo, ma è anche evidente che questa è la sua elaborazione personale di un messaggio di "incapacità" che qualcuno gli manda, magari a livello subliminale. Sei proprio certa che lui non noti la tua enorme soddisfazione vedendolo "quasi leggere"?

Comprendo che sarebbe difficile non inorgoglirsi, ma vi invito a non avere fretta. Gli apprendimenti sono come le case: hanno bisogno di fondamenta solide, che a loro volta non possono materialmente essere costruite in un giorno poiché è lo stesso effetto del tempo che le solidifica. Su queste fondamenta si può iniziare a tirare su il palazzo, prima dai muri maestri e poi, via via, a tutto il resto. Per finire al colore delle piastrelle. Che, nella mia metafora, è la tua "quasi lettura".

Questo per dirti che un compito non adatto o eccessivamente difficile può anche paralizzare e dare risultati del tutto controproducenti. Ponetegli degli obiettivi alla sua altezza e la sua autostima migliorerà.

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