Ho una bimba di sei anni. Frequenta la prima elementare e farle fare la lezione sta diventando molto difficoltoso. All'inizio si lamentava del fatto che alcune maestre fossero troppo severe e che molto spesso urlassero troppo tanto che non voleva più andare a scuola ma poi le cose sono migliorate. Le maestre dicono che in classe non ha problemi e che la bimba è molto taciturna ma quando arriva a casa non vuole fare i compiti. Tutti i giorni mi siedo accanto a lei per farle fare i compiti ma puntualmente fa di tutto per farmi arrabbiare. Alla fine, dopo incoraggiamenti di ogni tipo, mi fa perdere la pazienza e la rimprovero severamente. Vedendo "la brutta parata" piange ma incomincia a fare i compiti e se le dico di chiudere tutto non vuole. Come mi devo comportare? La devo mandare a scuola senza aver fatto i compiti per qualche giorno?

L'ingresso nella scuola elementare rappresenta un momento critico per ogni bambino. I motivi sono molteplici: accanto ai cambiamenti di tempi, spazi e persone, essi avvertono presto, seppur in maniera poco consapevole, la pressione psicologica che deriva dall'esser valutati, e per molti piccoli alunni ciò rappresenta una fonte di preoccupazione.

E' un dato di fatto che ben presto, nella scuola elementare, le produzioni di un bimbo che fino ad allora erano state vissute in modo quasi esclusivamente ludico, ora diventano oggetto di giudizio: valutano le maestre, valutano i genitori, spesso secondo parametri individuali e, non di rado, di non chiara esplicitazione. Ora se è normale che i bambini, affatto abituati alla fatica cognitiva tra le mura di casa, si dimostrino riluttanti nel fare i primi compiti, ciò è ancor più comprensibile quando tali compiti vengono guardati con particolare severità.

Nel suo caso varrebbe la pena, prima di tutto, considerare quanto è in "apprensione" rispetto alle produzioni della sua bambina, che si intuisce essere figlia unica o comunque la maggiore. Le nostre preoccupazioni di genitori rispetto alle prime produzioni dei nostri bambini traspaiono nei discorsi e soprattutto negli atteggiamenti. In altre parole, la prima cosa da fare è abbassare le ansie ed essere rassicuranti, anche a costo di accettare (inizialmente) un lavoro eseguito in modo mediocre, o di interrompere l'attività di fronte ad un'evidente stanchezza.

Se non vi è questo presupposto, l'incoraggiamento che lei mette in atto potrebbe "suonare" come un'aspettativa di perfezione che spesso fiacca la motivazione verso il compito anziché sostenerla. Di certo non abitui la sua bimba ad eseguire i compiti solo se minacciata, perché tale prassi risulterà presto controproducente. Si accontenti, almeno inizialmente, di quello che fa e lo apprezzi apertamente.

Potrebbe, in casi estremi, anche rischiare che la piccola vada a scuola senza i compiti eseguiti, ma solo se ottiene una preventiva collaborazione delle insegnanti. Soprattutto dia tempo alla sua bimba di orientarsi, di comprendere che cosa ci si aspetta da lei, di misurarsi con le aspettative che le vengono indirizzate: è solo all'inizio di un percorso che non le risparmierà le difficoltà ma che comunque rimane necessario ed affascinante.

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